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mercoledì 30 dicembre 2015

Breve descrizione dei movimenti artistici, la Pop Art.


Movimento che prende vita in Gran Bretagna e negli Stati Uniti nei primi anni cinquanta del 900.

Gli artisti di questa corrente si ispirano alle immagini della cultura popolare, mostrano le abitudini della società consumistica.

Dalla pubblicità ai fumetti fino ai prodotti di massa, tutti hanno un ruolo in questo movimento, Richard Hamilton definisce questo “metodo” artistico, «popolare, transitorio, usabile, economico, giovane, spiritoso, sexy, atletico, affascinante e un grosso affare».

Popolare, appunto, a questo si riferisce chi crede nel gruppo, ritrarre la vita moderna con tutti gli eccessi e l’omologazione di chi subisce passivamente il consumo industriale, tutto uguale, tutto ripetuto all’infinito e che lascia poco spazio alle idee e ai gusti personali.

Nella pittura i contenuti sono spesso evidenziati da tecniche di tipo fotografico, immagini ripetute continuamente nella stessa opera.

Nella scultura  si notano scene di vita quotidiana, dove vengono minuziosamente curati i dettagli  ma la mancanza di colore, spesso le sagome sono lasciate “al naturale”, rende l’insieme piatto e omologato. (un esempio viene dall’immagine che raffigura l’opera di George Segal, The Dancer).

Il fotomontaggio, il collage e l’assemblaggio sono altre tecniche comuni alla Pop Art.

P. Blake, Dine, Hamilton, Jones, Kitaj, Lichtenstein, Oldeburg, Rosenquist, Thiebaud, Warhol, Wesselmann e lo stesso Segal, sono solo alcuni degli esponenti di un movimento che ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte del secolo scorso e che continua ad influenzare gli artisti di oggi.


(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)

    

domenica 27 dicembre 2015

"Non cancellate i nostri ricordi". Kodachrome, Paul Simon.


Il brano è parte dell’album There goes Rhymin’Simon, pubblicato nel 1973, è il secondo LP di Paul Simon dopo la fine della collaborazione con Art Garfunkel.
La canzone è una metafora sulla “discussa” educazione scolastica negli Stati Uniti.


Infatti è proprio la prima strofa che indirizza l’ascoltatore verso l’argomento voluto da Simon, “Quando ripenso a tutte le cavolate che ho imparato al Liceo, è un miracolo che io possa pensare a qualcosa. E nonostante la mia carenza di educazione nessuno mi ha fatto del male e posso leggere le scritte sul muro.
 E’ evidente l’accenno al criticato sistema educativo americano. (la traduzione letterale di “crab” è “stronzata” e questo ha limitato parecchio la diffusione del brano nelle radio di allora)

Un altro passaggio significativo è “Ho preso una macchina fotografica Nikon. Mi piace fare fotografie. Quindi, mamma, non buttare via le mie Kodachrome”. Si nota la richiesta del ragazzo, chiede infatti agli adulti di non gettare al vento i ricordi, e lo sottolinea successivamente con “Ogni cosa sembra meno bella in
bianco e nero” quasi a voler mantenere vivi i ricordi stessi ed evitare che appassiscano nelle nebbie del tempo, che individua nelle vecchie fotografie sbiadite e in bianco e nero.

Il ritmo del brano fa pensare più ad un’allegra ballata, ma oltre al ricordo della mitica carta fotografica Kodachrome, emerge un nostalgico e malinconico ritorno al passato.
Quando si pensa a Simon non è questa la canzone che ci viene in mente per prima, ma è sicuramente un brano che ha lasciato un segno importante nella musica, dagli anni settanta fino ad oggi.

La traduzione del testo e il brano a seguire sono tratti dal Web.

 
 
 

mercoledì 23 dicembre 2015

Il ciclope e l'amore per Galatea, Odilon Redon.


Autore:   Odilon Redon

Titolo dell’opera: Il ciclope – 1898-90

Tecnica: Olio su tavola

Dimensioni: 64 cm x 51 cm

Ubicazione attuale:  Rijksmuseum kröller-Muller, Otterlo.





La scena è naturalmente ispirata alla mitologia greca, la ninfa Galatea giace addormentata mentre il gigante lancia uno sguardo di desideroso amore all’oggetto della sua devozione.

La romantica versione “classica”  raccontata con poesia e sentimentalismo da Gustave Moreau, viene rielaborata da Redon, il pittore belga ne fa una versione che mischia il lato terrificante dell’incubo con una visione più romantica data dallo sguardo tutt’altro che ostile del ciclope e dall’uso dei colori, che “ricamano” la scena, infatti i colori caldi lasciano trasparire il sentimento positivo del gigante.

Redon è sempre stato più interessato all’esplorazione della psiche, piuttosto che all’oggettiva rappresentazione della realtà.

Per lui era fondamentale trovare una forma artisticamente espressiva che invitasse alla ricerca e alla riflessione fortemente introspettive.

La magia della visione interiore porta Redon a creare litografie e dipinti fantastici, dove il soggetto irreale viene espresso all’interno di diversi frammenti di sogno.

Le sue opere, ricche di colore, i paesaggi, i dipinti di fiori e la continua ricerca del “calore” artistico, hanno avuto un forte influenza sul gruppo di giovani artisti che si riuniranno sotto il nome di Nabis.

sabato 19 dicembre 2015

Breve descrizione dei movimenti artistici, la Pittura metafisica.


Giorgio De Chirico e Carlo Carrà fondano la pittura metafisica nel 1917.

Il termine metafisica (dal greco “metà” “tà” “phisikà”) ha il significato di dopo la fisica. Ai nostri giorni, dimenticato il significato originario, viene usato per manifestare tutto quello che esiste andando oltre l’apparenza della realtà.

Le opere metafisiche hanno la caratteristica di distorcere le prospettive, la stranezza delle immagini, le luci innaturali creano un mondo alternativo mantenendo nel contempo una “scenografia” reale.

Uno degli elementi distintivi è sicuramente la presenza di statue e manichini al posto delle figure umane.

Inserendo gli oggetti e le “pseudo - persone” in contesti improbabili, gli artisti di questo movimento volevano creare atmosfere magiche e scenari da sogno.

Sotto questo aspetto hanno molto in comune con i surrealisti (che tratteremo in seguito) i metafisici però si differenziano per la rigida struttura della composizione e per la forte attenzione ai valori architettonici.

Oltre ai già citati De Chirico (nelle immagini due sue opere: “L’enigma di un pomeriggio d’autunno” e “Enigma metafisico”) e Carrà (legato in passato al futurismo) dobbiamo ricordare anche Giorgio Morandi e Alberto Savinio (nome d’arte di Andrea De Chirico, fratello di Giorgio).
Pur non essendo legato direttamente al gruppo vorrei citare anche alcune opere di Delvaux che entrano spesso in contatto con il mondo artistico della pittura metafisica.



(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)
 
 

martedì 15 dicembre 2015

L'inizio del "genio".




Autore:   Pablo Picasso

Titolo dell’opera: Scienza e carità – 1897

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 197 cm x 249,5 cm

Ubicazione attuale:  Museo Picasso, Barcellona.





Come recita il titolo del dipinto, scienza e carità sono convocati al capezzale di una donna malata, sfinita dalle afflizioni della malattia stessa.

Il medico  e la suora si affannano per alleviare le sofferenze della donna, all’apparenza senza molti risultati. Il primo controlla il ritmo dei battiti cardiaci mentre la religiosa, che tiene in braccio il figlio della malata, offre una bevanda che attenui anche solo parzialmente i dolori ed il senso di sfinimento.

A posare per il dipinto troviamo nella parte del medico il padre di Pablo, il pittore José Ruiz Blasco, che con molta probabilità attribuì il titolo al quadro, la donna malata e il bambino in braccio alla suora pare siano una mendicante ed il figlioletto incrociati fuori dallo studio e ingaggiati per una decina di pesetas, a fare da modella per la religiosa posò una ragazza cui era stato prestato un autentico abito monacale dell’ordine di San Vincenzo de’ Paoli.

L’opera colpisce per l’estrema drammaticità della scena, a nulla valgono i tentativi della medicina e dell’ordine religioso di alleviare il tormento della donna che guarda con sgomento, preoccupazione e tristezza il figlioletto.

Guardando con più attenzione spiccano alcuni particolari, il degrado dell’ambiente in cui vive la donna sottolineato dalle colate di umidità che scendono sulla parete dalla parte inferiore della finestra, mentre le strisce di colore rosso nella parte inferiore della coperta sono l'unico accenno cromatico alla voglia di vivere.

Ma è la cornice sopra il letto che sembra trasmettere il messaggio più importante, all’interno della stessa non compare nessuna immagine, il manufatto appeso sopra il letto normalmente comprende un’immagine religiosa, spesso la Madonna o l’effige di un Santo.

L’assenza di qualsiasi figura sembra richiamare il senso di abbandono della donna, che non ottenendo alcun aiuto né dalla medicina né dall’ordine religioso terreno si sente abbandonata anche dalla figura spirituale, questo rende il dipinto terribilmente spaventoso.

Quest’opera apre la strada artistica a Picasso, a soli sedici anni, con questo capolavoro fa capire a tutta la Spagna che ci si trova davanti ad uno dei più grandi pittori di sempre.

Infatti l’accuratezza e l’esemplare tecnica pittorica, aggiunti al fatto che siamo davanti ad un quadro di grandi dimensioni e alla giovanissima età del pittore, danno a Picasso l’onore di ottenere una menzione speciale a Madrid nella primavera del 1897 e successivamente la medaglia d’oro all’esposizione di Malaga.
 
 

venerdì 11 dicembre 2015

Breve descrizione dei movimenti artistici, Op Art.


Movimento di arte astratta nato negli anni sessanta, strettamente legato al costruttivismo e soprattutto all’arte cinetica.

La Op Art (termine abbreviato che sta per Optical Art) si concentra sullo studio dell’illusione della bidimensionalità.

Agli inizi vi era l’esclusivo utilizzo del bianco e nero, ma con il tempo la Op Art comincia a “lavorare" con i colori, con l’unico scopo di dare all’osservatore un’immediata sensazione di movimento, immagini che, seppur statiche, diano l’impressione di continuo mutamento.

L’instabilità della percezione visiva viene continuamente stimolata con un gioco di forme, al punto che le opere sembrano pulsare e cambiare forma continuamente.

Queste creazioni vengono realizzate attraverso linee inserite in griglie modulari con strutture diverse, affiancate da particolari astratti e con l’inserimento opportuno di varie sfumature di colore, un insieme che provoca l’illusione ottica del movimento.

Su tutti ricordiamo due artisti fondamentali per questa corrente: Riley e Vasarely (nelle immagini due esempi, entrambi di Vasarley, nella prima una scultura più vicina all’arte cinetica, nella seconda, "Occhio in movimento", decisamente più OP Art).

(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)


lunedì 7 dicembre 2015

La profondità, Jackson Pollock.


Autore:   Jackson Pollock

Titolo dell’opera: The deep – 1953

Tecnica: Olio e smalto su tela

Dimensioni:  220,4 cm x 52,2 cm

Ubicazione attuale:  Musèe National d’Art Modern, Parigi.





Pollock usa la tecnica del dripping, che consiste nel fare sgocciolare la pittura liquida sulla tela, muovendo il pennello in modo frenetico o addirittura scagliando la vernice stessa direttamente dal barattolo.

L’operazione lascia molto al caso e agli automatismi gestuali, ma mantenendo sempre il totale controllo.

Nel caso specifico di quest’opera il colore viene “impresso” tramite una siringa che scaglia la vernice direttamente sulla tela.

Un procedimento questo, che impone al pittore di lavorare, preferibilmente, su tele distese sul pavimento, lo stesso artista racconta:

«La mia pittura non nasce sul cavalletto, non tendo mai la tela prima di dipingerla. Preferisco fissarla, non tesa, sul muro o per terra … sul pavimento mi sento più a mio agio. Mi sento più vicino, più parte integrante del quadro, perché, in questo modo, posso camminarci intorno, lavorare sui quattro lati, ed essere letteralmente nel quadro».

L’opera non presenta più un’immagine centrale e una periferia, ma una distesa piatta di filamenti, che suggerisce la possibilità di continuazione oltre il bordo.

La consistenza dei colori è dovuta all’utilizzo di materiali differenti come smalti lucidi e compatti, olii trasparenti e persino un impasto di sabbia, vetro polverizzato e altri materiali extra pittorici.

Come spesso accade in questi anni, la gamma cromatica si riduce fino ai soli banco e nero, come a creare un’apertura centrale attorno alla quale si addensa una sorta di nebulosa vagamente distinta che lascia trasparire, al contempo, un’apertura che svela l’anima dell’opera o una chiusura che vuole celare definitivamente il cuore della stessa.

(Alcune nozioni del testo sono tratte da : “Contemporanea” edizioni Electa)

venerdì 4 dicembre 2015

Breve descrizione dei movimenti artistici, il Neo (-classicismo, -espressionismo, -romanticismo).


Il prefisso neo, nuovo, sta ad indicare la rinascita di tendenze o idee del passato.


Alma Tadema - Expectations
Il neoclassicismo si sviluppa nella seconda metà del settecento e auspica un ritorno ai valori del mondo classico, l’intenzione è quella di far rivivere i fasti della cultura e dell’arte greca e romana.


Andrea Clemente - Autoritratto
Nella scultura e nell’architettura, il neoclassicismo viene caratterizzato dalla preferenza per le linee e la simmetria, per i frequenti ricorsi a fonti classiche.

Il neoespressionismo si riferisce naturalmente al riemergere delle caratteristiche care all’espressionismo, tale influenza si nota soprattutto negli Stati Uniti e in Germania, anche se l’influenza di questa corrente si dilaga anche nel resto d’Europa.

Paul Nash - Paesaggio da sogno
Le opere neoespressioniste tendono ad essere molto personali, e si nota in esse un violento fervore.

Il neoromanticismo si riferisce ad una forma essenzialmente teatrale di pittura del XX secolo che unisce elementi del romanticismo e del surrealismo.

Alcuni artisti che richiamano questi movimenti:

Alma-Tadema, Canova, David, Ingres, Leighton, Prud’hon e Powers (neoclassicismo)

Kiefer, Frink, Auerbach, Baselitz, Biyd, Clemente e Bomberg (neoespressionismo)

Nash e Piper (neoromanticismo)


(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)

martedì 1 dicembre 2015

La coscenza e l'abisso :Sino al confine, Grazia Cosima Deledda.


Nel luglio del 1890 Gavina Sulis finì i suoi studi.
Suo padre, ex-impresario di strade comunali, uomo abbastanza intelligente, le aveva fatto ripetere la quarta classe elementare, perché nella piccola città non v'erano altre scuole femminili.
Il giorno degli esami ella se ne tornava a casa pensando che oramai erano finiti per lei i giorni di libertà e d'ozio. Aveva quasi quattordici anni; si credeva già una donna matura, e ricordava le parole del suo confessore:
«Il Signore ha detto che la donna deve custodire la casa, fuggire l'ozio e le cattive compagnie».


(Incipit  del romanzo : Sino al confine - G.C. Deledda)



La giovane Gavina vive nella campagna sarda influenzata dai valori, a tratti anche estremi, della famiglia. La vita è pesantemente condizionata da una forte e pressante religiosità.
Un giorno tra le vigne scappa un bacio con il seminarista Priamo, da quell'istante il senso di colpa la schiaccerà, il tutto accentuato dagli strali del suo confessore.



Gli anni passano ma la giovane Gavina non accetta di riconoscere i propri sentimenti per Priamo e continua a rifiutare gli approcci dell’innamorato.
Per mettere fine a questa situazione decide di sposare Francesco e si trasferisce con il marito a Roma.
Il matrimonio a nulla serve per dimenticare il giovane seminarista, e a far sprofondare la situazione arriva la notizia che Priamo, che non ha sopportato l'affronto, si è ucciso.

La vicenda continua, ma il centro della questione è quello che avete appena letto.
Un amore rinnegato in nome della religione e le tragiche conseguenze.


Gavina è l’ennesimo personaggio di donna di stampo "deleddiano", ma mai come questa volta il personaggio è soggetto a profondi cambiamenti.
Debole e vittima di antiche paure da ragazza, il trasferimento a Roma la cambia completamente.

Infatti il ritorno di Gavina al paese ci mostra una donna diversa, forte e consapevole, capace di resistere alle pressioni e alle accuse. Vediamo una persona disillusa e consapevole del proprio essere, presente e passato.

La personalità maturata le permette di non essere più in balìa della sua terra, delle donne anziane che avevano il potere di condizionare la vita dei giovani di quel tempo.
Riesce anche a prendere le distanze da una religione che l'ha costretta ed assillata per troppo tempo.

Sarà lei alla fine a provare a cambiare la mentalità del suo paesino e a sradicare antiche paure e convinzioni.

Un romanzo maturo, coinvolgente, pieno di riflessioni sulla modernità del pensiero.
 

giovedì 26 novembre 2015

L'architettura prospettica, Francesco Guardi.


Autore:   Francesco Guardi

Titolo dell’opera: Capriccio architettonico – 1770-80

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 54 cm x 36 cm

Ubicazione attuale:  National Gallery, Londra.




 
Oltre il grande portico ombreggiato si apre una piazza, la grande scalinata conduce all’ingresso di un imponente palazzo.

La scena è animata da interessanti particolari che raccontano uno scorcio di vita quotidiana ( le lenzuola appese alla balconata sullo sfondo, alcuni nobili elegantemente vestiti fanno la carità ad un giovane mendicante) che danno vitalità al dipinto.

La veduta della città è opera di fantasia, ma Guardi inserisce la sua visuale architettonica nel contesto reale della sua città natale, Venezia.

Guardi è fortemente legato ai lavori del Canaletto, artista a cui lo si collega spesso, ma differenza di quest’ultimo, che racconta con precisione tecnica e realistica il paesaggio, mescola nei suoi dipinti realtà e immaginazione, il tutto eseguito con libere e spontanee pennellate che danno all’insieme una lieve e sognante sensazione poetica.

Da sottolineare la bellissima interpretazione prospettica che da all’osservatore l’impressione di essere parte dell’opera, come se chi guarda si fosse incamminato per attraversare il porticato e si dirigesse verso la piazza.

Romanticismo e finzione si uniscono fino a creare l’illusione della realtà, Guardi infatti preferisce interpretare Venezia anziché riprodurla fedelmente, con sapienti innesti di luce e senso di movimento che fanno delle sue opere uno spaccato di vita veneziana legata più alle sensazioni umane che non alle, pur meravigliose, descrizioni "ambientali" del Canaletto.
 
 

domenica 22 novembre 2015

Breve descrizione dei movimenti artistici, i Nabis.


«Un quadro prima di essere un cavallo, un nudo, un paesaggio o un ritratto, è essenzialmente una superficie piatta ricoperta di colore»

Questa affermazione, di Maurice Denis, sintetizza la teoria di questo piccolo gruppo di artisti francesi attivi negli ultimi anni del diciannovesimo secolo, il movimento si rifaceva al metodo pittorico di Paul Gauguin.

Il nome viene coniato da Auguste Cazalis, esperto di ebraico e lingue orientali (infatti dall’ebraico Nabis, Profeti), che vedeva nel gruppo l’intento di cambiare la pittura portando una ventata di rinnovamento.

Le opere dei nabis sono caratterizzate da superfici ampie riempite di colore e forme essenzialmente piatte.

Oltre ai quadri il gruppo produce stampe, illustrazioni per libri, disegni per tessuti, manifesti, scenografie e decorazioni per il teatro.

Fra i membri del gruppo ricordiamo; Bonnard (nell’immagine, Natura morta con tovaglia), Vuillard, Vallotton, Denis Maillol e Lacombe.


(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)
 
 
 

martedì 17 novembre 2015

La forza dell'immagine, la forza delle donne, Steve McCurry.




Tutti abbiamo visto almeno una volta l’immagine della ragazza afgana, (solo 17 anni dopo si è saputo il nome; Sharbat Gula) che è diventata il simbolo della fotografia di frontiera, l’immagine, conosciuta come “la foto di copertina del giugno 1985” del National Geographic, è stata nominata la fotografia più riconosciuta  della rivista ed è stata utilizzata spesso da Amnesty International.
Steve McCurry però non si è limitato a quel ritratto ma ha “raccontato”, in immagini, i più importanti eventi (spesso negativi) del mondo.

In questo caso voglio solo mostrare alcuni scatti che rappresentano e raccontano la donna, lo sguardo e la fiera presenza, il carattere e la personalità, che spiccano nell’intensità dell’espressione del viso, immagini che mostrano la determinazione e la forza, ma che mostrano soprattutto la dolcezza e l'eleganza. 

Di qualsiasi età, etnia o ceto sociale, McCurry ritrae la forza interiore che queste donne emanano con la sola presenza, fisica e spirituale.