Artemisia Gentileschi – Susanna e i vecchioni (part.), 1610 – Olio su tela cm 170 x 119 – Collezione Graf von Schönbom, Pommersfelden
Siamo
nel 1977, Edoardo Bennato pubblica l’album che l’ha reso celebre, Burattino senza fili è un concept
album che parte da un soggetto di fantasia per raccontare le tematiche di
quegli anni.
L’album
riprende Le avventure di Pinocchio e
le utilizza metaforicamente per mettere in luce alcuni aspetti dell’epoca, le
problematiche del mercato discografico (Il gatto e la volpe) l’impatto della
cultura sulla società (Dotti, medici e sapienti) la coscienza (Tu grillo
parlante) la condizione femminile (La fata).
Ed
è proprio di quest’ultimo brano che voglio parlarvi, probabilmente uno dei più
belli dell’intera discografia del cantautore napoletano, una poesia amara che, partendo dal dolce sapore musicale, ci mette in guardia (o meglio mette in guardia
le donne) dalla falsità delle percezioni maschili di quegli anni, che poi non
sono diverse da quelle di oggi a quasi cinquant’anni di distanza.
Il
testo parte da un ribaltamento dei personaggi, Pinocchio diventa il maschio
adulto “dominante”, la Fata si trasforma nella giovane e ingenua fanciulla
ammaliata dal “principe azzurro”, mito che inizia a sgretolarsi proprio negli
anni settanta con la presa di coscienza femminista ma che è ancora inconsapevolmente
forte.
Ci
sono vari modi di ascoltare questo pezzo, lasciarsi cullare dalla melodia dando
poco peso alle parole, anche se il ritornello ci “sveglia” e tenta di metterci
sulla giusta via, o concentrarci sul testo poeticamente tragico, dove la musica
rende il tutto tristemente malinconico.
Possiamo
prendere ogni strofa ed interpretarla, non credo che le “letture” di ognuno di
noi possano differire se non per piccole sfumature che la sensibilità soggettiva
ci porta a cogliere o, al contrario, ci possono sfuggire, il senso penso non si
possa travisare, anche nella sua ammaliante vena poetica il messaggio è
chiarissimo.
Alcuni
passaggi sono apparentemente contrastanti ma tutto fila alla perfezione, lui “Farà
per te qualunque cosa” ma tutto ha un prezzo, la freschezza, la bellezza della
gioventù sono destinate a cedere il passo, l’inizio è passione dove la “fata”
può chiedere e ottenere ciò che vuole ma poi …
Lascio
a voi la lettura di questa poesia ma soprattutto vi lascio all’ascolto di un
brano meraviglioso, ognuno coglierà ciò che “sente”.
La fata
C'è solo un fiore in
quella stanza
E tu ti muovi con pazienza
La medicina è amara ma
Tu già lo sai che la berrà
Se non si arrende tu
lo tenti
E sciogli il nodo dei tuoi fianchi
Che quel vestito scopre già
Chi coglie il fiore impazzirà
Farà per te qualunque
cosa
E tu sorella madre e sposa
E tu regina o fata tu
Non puoi pretendere di più
E forse è per
vendetta
E forse è per paura
O solo per pazzia
Ma da sempre
Tu sei quella che paga di più
Se vuoi volare ti tirano giù
E se comincia la caccia alle streghe
La strega sei tu
E insegui sogni da
bambina
E chiedi amore e sei sincera
Non fai magie, né trucchi, ma
Nessuno ormai ci crederà
C'è chi ti urla che
sei bella
Che sei una fata, sei una stella
Poi ti fa schiava, però no
Chiamarlo amore non si può
E forse è per
vendetta
E forse è per paura
O solo per pazzia
Ma da sempre
Tu sei quella che paga di più
Se vuoi volare ti tirano giù
E se comincia la caccia alle streghe
La strega sei tu
C'è chi ti esalta,
chi ti adula
C'è chi ti espone anche in vetrina
Si dice amore, però no
Chiamarlo amore non si può
Si dice amore, però no
Chiamarlo amore non si può
Un grande omaggio, un affresco di tenerezza, quando ancora oggi dobbiamo ascoltare il Papa che invita le donne a stare al proprio posto. E' ancora quella che paga di più la donna nonostante si tenti di riequilibrare il mondo con grande fatica. Tante chiacchiere a tutti i livelli "ma chiamarlo amore non si può"
RispondiEliminaHai riassunto perfettamente la criticità che cercava, in quegli anni, di sfaldarsi dando vita a qualcosa di finalmente "buono e giusto", purtroppo la speranza di un cambiamento ha subito una frenata decisa.
EliminaBennato aveva raccontato e sperato utilizzando la poesia, oggi poco è cambiato (qualcosa forse ma troppo poco) e chi cerca di impedire questo cambiamento lo fa soffocando anche la poesia stessa.
Grazie Franco, buona serata.
Davvero una splendida canzone specchio di un' epoca in cui si voleva pensare, capire e pensare. Forse per molti era solo una posa, forse solo un fuoco fatuo, ma erano proprio altri tempi
RispondiEliminaBel disco comunque , adoro il primo bennato
Ciao Alberto, altri tempi, altre sensibilità, altra musica, probabilmente (sicuramente) anche noi eravamo "altri" (parlo per me) percezioni diverse che emergono dalla nebbia dei ricordi.
EliminaIl primo Bennato era più genuino di quello visto in seguito, d'altro canto ognun di noi, con il trascorrere del tempo, subisce le contaminazioni provenienti dall'esterno.
Grazie, buon giornata.