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lunedì 15 luglio 2024

Ma alla fine c'è sempre una speranza

Pochi giorni fa è scomparso Bill Viola, artista newyorkese, a tutti gli effetti una delle massime espressioni dell’arte contemporanea, considerato il padre della video art.

Per ricordarlo ho scelto “The raft”, opera del 2004.


Bill Viola, con quest'opera, ha rappresentato il mondo, l’umanità, prima e dopo un cataclisma immane, una moderna “Zattera della Medusa”.

Il video ci mostra un gruppo eterogeneo di persone, diversi per genere, etnia, stato sociale, sono disconnesse l’una dall’altra, sono sospese in un’attesa "a tempo" dove sembra poter accadere qualunque cosa in qualsiasi momento ma nessuna delle diciannove figure pensa ad altro che non a sé stessa.

Il mondo dove il gruppo è collocato è quello contemporaneo dove però è assente ogni riferimento ambientale, niente cielo, niente terra, non ci sono alberi, non ci sono costruzioni di alcun tipo, è tutto asettico, nulla si è formato o tutto è scomparso.

All’improvviso  un getto d’acqua investe il gruppo che ne viene travolto, nemmeno il tempo di rendersi conto dell’accaduto che un altro violento flusso colpisce dalla parte opposta, un autentico diluvio che sommerge tutto (anche se del tutto c’è solo il suo contrario) e tutti.

Ad un certo punto il cataclisma perde forza fino a scomparire, ciò che resta è un cumulo di “macerie” umane, questa distruzione però non riesce a radere al suolo qualunque stato d’animo anzi, quelle che erano persone isolate dalle altre mutano il loro modo di agire, si aiutano a vicenda cercando di dare conforto all’altro e cercando a propria volta conforto nell’altro.

Bill Viola con quest’opera ci dona un po’ di speranza, forse è proprio nei momenti difficili che emerge quel senso di umanità che a volte pensiamo sia in via d’estinzione.


2 commenti:

  1. Lo so che può apparire blasfemo in un certo senso, ma l'analogia con un gruppetto di persone investito da schizzi di pozzanghera mossi da grossi mezzi - diciamo pure autobus in transito - la trovo calzante anche nel prosieguo della scena, dove alla fine anche la signora forse piú fragile, sbattuta a terra e quasi svenuta, mostra segni di vita e riceve, anche lei, attenzione dal gruppo forse consapevole, ora, di esistere ancora, come unione di intenti e non solo come individui autonomi

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    1. Per niente blasfemo anzi (ammetto che anch'io l'ho pensato😉).
      In momenti di estrema difficoltà emerge il bene comune, al contrario quando tutto sembra andare per il meglio a farla da padrone è l'individualismo, se non la sopraffazione.
      Grazie Franco, buna giornata.

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