Gauguin sosteneva che l’arte “o è plagio o è rivoluzione”, io penso che l’arte sia essenzialmente rivoluzione, ricerca dell’impossibile (apparentemente), ribaltamento dei canoni contemporanei.
Il plagio, al contrario, è un surrogato e in
quanto tale lontanissimo da qualsiasi concetto artistico.
Paul Gauguin - Lilac Bouquet, 1885 - Olio su tela cm 34,9 x 27 - Collezione privata |
Ma se “conosciamo”
Gauguin sappiamo che è nostro dovere approfondire l’idea che il plagio sia
arte.
Naturalmente per
plagio non si intende una copia, ma la realizzazione di un pensiero personale
che parte da qualcosa che già esiste, una visione alternativa rispetto a ciò
che è in essere.
“Plagio o rivoluzione”
in quanto uniche forme d’arte possibili, ma forse l’arte è un mix che prevede
entrambe le cose, l’idea rivoluzionaria che nasce da una base preesistente, non
tanto nel riproporre qualcosa di già fatto ma nella presa di coscienza che è
impossibile non subire la contaminazione del passato frutto delle esperienze
altrui contestualizzate.
Forse l’arte è “plagio
e rivoluzione”, l’uno senza l’altro sono incompleti, addirittura inutilizzabili,
il solo plagio si riduce alla pura decorazione da parete, la sola rivoluzione è
possibile solo se sono validi i concetti della “Art Brut”, ma in questo caso
scomparirebbe quasi totalmente la figura dell’artista.
Direi che tra il plagio e la rivoluzione, si inserisce perfettamente l'evoluzione, che prende spunto dall'esperienza senza per forza ricorrere all'assurdo..
RispondiEliminaCiao Franco, penso che l'assurdo non solo sia parte integrante dell'arte nel suo percorso ma è addirittura fondamentale per l'evoluzione della stessa.
EliminaPicasso diceva: "Parlano di naturalismo in opposizione alla pittura moderna. Mi piacerebbe sapere se qualcuno ha mai visto un’opera d’arte naturale. Natura e arte, essendo due cose distinte, non possono essere la medesima cosa. Con l’arte esprimiamo la nostra concezione di ciò che non è natura", e aggiungerei: "Il peggior nemico dell'arte è il buon gusto".
Queste parole, che seppur sottoforma di forzatura, riflettono quello che è il concetto di arte come rivoluzione, se ci limitiamo ad una evoluzione passiva rischiamo di entrare in un circolo vizioso che riproduce se stesso, l'assurdo, che altro non è che la rappresentazione di tutto ciò che non è visibile, è imprescindibile.
Grazie, buona giornata.
Paradossalmente, ti leggo un po' integralista. Nel senso che rinunciare al buon gusto a prescindere per ricorrere all'assurdo a prescindere, rischiamo di cadere nell'errore opposto: dover stupire o anche inorridire per non sentirsi omologati. L'esasperazione come unica via di fuga. Ma intanto mi piace discuterne, perché ci si arricchisce sempre.
EliminaNon escludo che tu abbia ragione, in fondo un poco di integralismo alberga in ognuno di noi.
EliminaNell'arte cerco sempre qualcosa che vada oltre ciò che si vede in un determinato periodo storico, i grandi del passato sono tali perché sono andati oltre quello che il loro tempo aveva prodotto, i migliori hanno scritto la storia dell'arte, molti altri, che si sono limitati a ripetere il "già visto" sono scomparsi (ammetto che in entrambi i casi ci sono le eccezioni).
Oggi possiamo vedere tutto ed il proprio contrario, cosa resterà e cosa verrà dimenticato lo scopriremo solo tra qualche decennio, questo per sottolineare il fatto che noi viviamo l'oggi e guardiamo al passato conoscendo già il risultato.
La pittura ha svoltato dalla fine dell'ottocento per un semplice motivo, l'avvento della fotografia ha reso tutto quello che era rappresentazione della realtà, compresa la natura, inutile, superato, d'altro canto perché sprecare tempo, denaro e talento per fare quello che può fare tranquillamente una macchina fotografica (oggi la cosa è ancora più semplice con gli smartphone).
Dopo aver citato Picasso propongo una citazione di cui è incerto l'autore: "perché dovrei dipingere ciò che posso fotografare?".
È difficile al giorno d'oggi proporre qualcosa di nuovo, per farlo si si deve spingere al limite, l'esasperazione è d'obbligo, in caso contrario ci si limita ai, seppur belli, ritratti, paesaggi, soggetti facilmente riconoscibili che si limitano ad essere "carini" senza trasmettere altro.
Discutere, con i giusti toni, è fondamentale, il pensiero altrui è sempre un'apertura, più si hanno spazi visivi più il "tutto" è chiaro.