Spero
di non essere frainteso ma c’è una cosa che mi lascia particolarmente
perplesso: faccio fatica a comprendere come un pittore come Van Gogh susciti
tanto interesse e ammirazione anche in chi non è appassionato d’arte.
Con
questo non voglio sminuire l’artista olandese anzi, sono convinto che si tratti
di uno dei più “alti” livelli raggiunti dalla pittura nel novecento e non solo.
Vincent Van Gogh – Notte stellata, 1889 - Olio su tela, cm. 73,7 x 92,1 - Museum of Modern Art (MoMA) New York
Normalmente
chi non è un amante dell’arte tende ad appassionarsi a dipinti esteticamente
gradevoli dove l’equilibrio dei colori e delle forme crea un’armonia capace di
trasmettere un benefico senso di serenità, oppure dove la tecnica eccelsa
trasmette emozioni che l’osservatore sente proprie (un esempio il “Bacio” di
Hyez).
Un
placido e rassicurante senso estetico non è certamente il bagaglio principale
delle opere di Van Gogh, se ignoriamo la “profondità” concettuale è difficile
considerare semplicemente belle le sue opere.
E’
innegabile che le “mode” influiscono e non poco ( la “Monna Lisa” ne è
l’esempio più lampante, ma lo stesso
discorso potrebbe valere per Klimt anche se si limita prevalentemente ad un
solo dipinto) e spesso convogliano, più o meno consciamente, i gusti della
gente.
Le
opere di Van Gogh sono qualcosa di più grande dell’essere semplici quadri, sono
la testimonianza di un percorso di vita, sono lo specchio dell’anima, sono il
buco nero che “divora” tutto ciò che ci è più caro. Spesso sono considerate
semplici decorazioni, oggetti che completano l’arredamento, è questo che mi
lascia perplesso, cosa c’è di “decorativo” nelle opere del grande Vincent?
Il
fatto che siano cosi amati, cosi ricercati, mi fa molto piacere, significa che lo sguardo va oltre l'esteriorità, ma in un’epoca
dove prevale l’estetica a scapito dell’approfondimento tutto ciò mi disorienta.
“Notte
stellata” per molti è semplicemente bello ma quanti si fermano a chiedere e a
chiedersi cosa siano quelle “onde” spiraleggianti”, cosa rappresentano gli
incandescenti globi che tutti noi interpretiamo come semplici stelle.
La
“forma” scura che dal basso striscia verso il cielo viene semplicemente considerata un albero, il paesaggio illuminato dalla luna
appare placidamente e serenamente addormentato … appare appunto.
Il male
oscuro che si insinua nel cuore e nella mente di Van Gogh è il protagonista del
dipinto, l’incubo interiore esce e al contempo penetra la tela, difficile
considerare quest’opera solo esteticamente bella.
Se
confrontiamo i ritratti, i paesaggi, i fiori, di Van Gogh con altre opere con
gli stessi soggetti ci accorgiamo che la bellezza “esteriore” è più evidente in
altri quadri.
Ci
tengo a sottolineare il termine “esteriore” perché l’apparire da sempre domina
sull’essere, a maggior ragione negli anni duemila dove apparire è
fondamentale, quasi l’unica cosa che conta veramente.
Il mio
ragionamento, che sa di presunzione, parte proprio da questo dato di fatto,
l’aspetto esteriore cancella ogni altra peculiarità, nell’epoca dei selfie
“ritoccati” quello che siamo dentro non interessa a nessuno.
Da qui nasce
la mia perplessità riguardo al successo di Van Gogh, naturalmente ho chiesto in giro “perché vi piacciono le opere del pittore olandese considerando che l’arte in generale non vi
interessa”? La risposta è: “perché sono belle”.
Non voglio
affermare che le risposte ricevute non siano veritiere, ma, proprio perché dicono
la verità continuo a non capire …