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sabato 29 febbraio 2020

L'arte è il "sentire" soggettivo?


«Qualsiasi cosa guardiate, anche se è inanimata risponde al vostro sguardo; in quel momento avviene qualche sorta di comunicazione a cui il vostro volto reagisce cambiando espressione».


Questo pensiero, espresso dall’architetto Daniel Libeskind, ci spinge ad una riflessione: siamo noi dunque a determinare l’incontro con ciò che ci circonda, questo vale per gli edifici (come sottolinea lo stesso Libeskin in quanto architetto) che possono sostenere il nostro sguardo o girarsi dall’altra parte.

Concetto che si accentua quando ci rivolgiamo alla “natura” che influisce sulle nostre percezioni in quanto “essenza vivente”.

Dopo questa “visione” come ci comportiamo davanti all’arte? E’ impensabile negare un coinvolgimento totale, anche se per qualcuno si tratta solo di “un quadro” o “una statua” è innegabile che cerchi di dirci qualcosa o forse siamo noi a spingere ciò che abbiamo di fronte a “parlare”.

Nell'immagine: Imperial War Museum North, Manchester - Daniel Libeskind

2 commenti:

  1. Penso che nella maggior parte dei casi sia così. Vediamo ciò che l'artista non voleva né pensava di comunicare altre volte invece si comprende perfettamente il messaggio di un'opera. Forse la bravura di un artista dipende da questo. Dal saper interagire col pubblico.
    Bella riflessione. Ti abbraccio Romualdo.

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    Risposte
    1. Ciao Pia, le risposte possono essere molte, tutte hanno un fondamento, nessuna è definitiva.
      L'artista sicuramente "esprime" un pensiero, difficile dire se sappiamo o meno comprenderlo, penso che la libertà di interpretazione sia il vero fulcro dell'arte.
      Grazie per il tuo preziosissimo intervento.
      Un grande abbraccio a te, felice serata.

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