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sabato 29 dicembre 2018

L'uomo moderno e le nuove divinità, Damien Hirst


Autore:   Damien Hirst
 (Bristol, 1965)

Titolo dell’opera: E.M.I. - 1989

Tecnica: Vetro, faggio, truciolato, alluminio e confezioni farmaceutiche

Dimensioni: 137,2 cm x 101,6 cm x 22,9 cm

Ubicazione attuale:  Museum Brandhorst, Monaco







Hirst presenta questa “composizione” come un dipinto, la cornice di legno, l’opera al suo interno e il tutto appeso alla parete.

L’uomo e la sua precarietà, l’essere vulnerabile, la rappresentazione dell'incertezza transitoria del percorso "vitale".

I medicinali sono infatti disposti seguendo un ordine preciso, dall’alto in basso ricalcano le parti del corpo per cui sono utilizzati.

In alto i farmaci necessari per il mal di testa, in basso quelli usati per i piedi, nel mezzo cure contro il mal di stomaco ecc.

E’ la rappresentazione del corpo umano vista sotto la luce della farmacologia, a sottolineare l’uso e l’abuso di farmaci.

Hirst mette in evidenza anche l’essere status symbol della "farmacia" a tutti i costi, la vetrina che mette in mostra le “divinità” curative, idolatrate come divinità, adorate come star, simboli di eterna (promessa) giovinezza e rappresentazioni della vanitas proiettata nel XXI secolo.

L’opera è curata nel dettaglio, forme e colori compongono un’armonia e un ordine in grado di attrarre lo sguardo e trasferendo nell’osservatore la sensazione che i medicinali trasmettono all’uomo moderno.

sabato 22 dicembre 2018

La decadenza della borghesia britannica, Robert Braithwaite Martineau.


Autore:   Robert Braithwaite Martineau
 (Londra, 1826 - Londra, 1869)

Titolo dell’opera: L’ultimo giorno nella vecchia casa - 1862

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 107,3 cm x 144,8 cm

Ubicazione attuale:  Tate Britain, London.






Con un occhio moralista, in perfetto stile vittoriano, il pittore londinese descrive con maestria e ricchezza di dettagli  la decadenza della società inglese di quegli anni.

Particolari minuziosi e simbologie, più o meno palesi, fanno da filo conduttore a quella che è a tutti gli effetti una narrazione, concetto e metodi già espressi da altri artisti, in particolare da Hogarth.

I protagonisti della vicenda sono i Pulleyne, famiglia dell’alta borghese, che si vede costretta a lasciare la propria dimora a causa dei debiti di gioco del capofamiglia.

Il dipinto rovesciato, in basso a sinistra, mostra la caduta finanziaria causata dalla passione per le corse di cavalli. L'uomo brinda con il figlio nonostante la situazione sia drammatica, questo evidenzia l’assenza di buon senso.

La parte femminile della famiglia sembra, al contrario, conscia del momento, l’anziana madre salda il conto del maggiordomo che consegna le chiavi di casa, la moglie triste con lo sguardo assente si rende conto che tutto sta per svanire mentre la piccola figlia stringe la bambola, unico appiglio apparente, dal suo sguardo traspare la paura per quello che sta succedendo.

La casa è ricca di opere d’arte, armature, mobili antichi e tappeti pregiati che sottolineano il lignaggio della famiglia che da secoli ha costruito un patrimonio che per l’irresponsabilità dell’ultima generazione svanisce nel nulla.

Altri piccoli dettagli ci raccontano l’evoluzione del momento, il giornale sul tavolo dice che la famiglia sta cercando un’altra abitazione, mentre il foglio di una casa d’aste è caduto a terra ed è il riferimento al fatto che tutti i beni della famiglia verranno messi "all’incanto", simbolo inequivocabile del tracollo finanziario.

sabato 15 dicembre 2018

La luce dell'arte da un anonimo artista italiano.



Autore:   Scuola italiana

Titolo dell’opera: Paesaggio con abbeveratoio e viandanti - prima metà del XIV secolo

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 35 cm x 61 cm

Ubicazione attuale:  Pinacoteca G. Bellini, Sarnico.






Ignoto l’autore e la possibile scuola di cui faceva parte o a cui si sia ispirato, da accurate osservazioni si può ipotizzare un’influenza stilistica di Guardi e dei suoi capricci, tanto apprezzati da essere copiati e rivisitati  in tutto l’ottocento.

Enigmatico e cupo, questo dipinto si presta a molteplici interpretazioni, il titolo, che sottolinea la presenza di un abbeveratoio spinge alla rappresentazione di un paesaggio rurale.

La struttura classica della fontana ricorda scene fuori dal tempo, le fronde degli alberi e la cromia del cielo danno un forte senso di movimento, come se, da un momento all’altro, possa accadere qualcosa di importante.

A rasserenare, anche solo parzialmente, l’insieme ci sono le tre figure che avanzano verso la fonte e lo stagno in primo piano, l’andatura apparentemente tranquilla mette in ombra i timori di una possibile tempesta ma non cancella definitivamente un senso si vaga inquietudine.

Interessante la luce sullo sfondo che illumina le colline azzurre, la luce proveniente da sinistra si spezza per dare un ultimo “saluto” ai due viandanti prossimi alla fontana.
E’ proprio questo stacco deciso che rende la scena in primo piano carica di ansia e timori.

sabato 8 dicembre 2018

L'ispirazione, Jackson Pollock.


Jackson Pollock ha ribaltato la concezione artistica sia riguardo alla tecnica sia riguardo al “pensiero” che da inizio all’esecuzione dell’opera.

L’idea comune era che l’ispirazione fosse il fondamento, la base imprescindibile, da cui nasceva il dipinto, l’artista ispirato dava vita all’arte, il lavoro come logica conseguenza del concetto.

Pollock sovverte completamente questo modo di pensare sostenendo che era il lavoro, nel suo incedere, a creare l’ispirazione.

E’ forse soggettivo il percorso di una qualsiasi opera artistica, qualcuno partirà da un’idea proseguirà fino alla fine in quella direzione.

Altri inizieranno con un’ispirazione ma durante il lavoro l’ispirazione stessa si modifica cambiando leggermente o drasticamente il “percorso”.

Altri ancora, come il pittore americano, inizieranno senza una meta precisa lasciando che l’operazione, la creazione, prenda vita magari in modo totalmente autonomo.


Jackson Pollock - Pasiphaë, 1943. Olio su tela cm. 142,5 x 243,8
Metropolitan Museum of Art, New York

sabato 1 dicembre 2018

L'accademico al tempo della rivoluzione pittorica, William-Adolphe Bouguerau


Autore:   William Adolphe Bouguerau
 (La Rochelle,1825 – La Rochelle,1905) 

Titolo dell’opera: Fratello e sorella bretoni - 1871

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 129,3 cm x 89,2 cm

Ubicazione attuale:  Metropolitan Museum of Art, New York, U.S.A.






Siamo agli inizi del decennio dell’ottocento che avrebbe stravolto la visione della pittura, infatti tre anni dopo la realizzazione di quest’opera, esattamente nel 1874, viene realizzata per la prima volta una mostra di artisti, ancora sconosciuti, che verranno ricordati con il nome di Impressionisti.

Inutile sottolineare quanto Bouguerau sia distante dalle novità dei “ribelli” impressionisti e quanto sia profondo il legame con la pittura accademica.

L’opera di cui parliamo è l’emblema dell’eleganza e precisione care all’accademia, lontana sicuramente da quella “modernità” che si accinge ad affacciarsi nel mondo dell’arte ma che esalta il talento del pittore francese.

Maestro della ritrattistica riesce ad imprimere sulla tela le più intime emozioni, raffigurando i protagonisti in modo dettagliato, quasi maniacale.

Nel dipinto nulla è lasciato al caso, dalle decorazioni dei vestiti, il bambino sfoggia abiti dai molteplici colori, ai particolari dello sfondo.

I due fratelli posano per il pittore seduti su un gradino naturale, la sorella maggiore tiene in braccio il fratellino, il tutto non è naturale ma l’artista di La Rochelle trasforma la scena in un momento di vita quotidiana.

Il frutto in mano al piccolo, i piedi nudi dei due fratelli, sono solo due dei molteplici particolari che rendono il quadro teneramente intimo e affascinante.

Il viso sereno e quasi sorridente del bambino accompagna la cornice di bianco che circonda il volto della ragazza, i cui occhi emanano un’intensa forza che esce dalla tela e penetra in profondità nell’animo di chi osserva.