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domenica 10 dicembre 2017

La trasformazione del quotidiano, Marcel Duchamp.


Autore:   Marcel Duchamp
(Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968) 
 
Titolo dell’opera: Porte Bouteilles – 1959
 
Tecnica: Ferro zincato
 
Dimensioni: 59,2 cm x 36,8 cm
 
Ubicazione attuale:  Collezione privata.




 
« … un oggetto ordinario elevato alla dignità di oggetto d’arte dalla pura scelta dell’artista»

Cosi si esprimeva André Breton riguardo all'opera “Fontana” di Marcel Duchamp, il famoso orinatoio, di produzione industriale, che l’artista francese ha trasformato in opera d’arte togliendolo dal luogo per cui era adibito e mettendolo su un piedistallo dopo avergli dato un nome.

Lo scolabottiglie è il seguito e al contempo l’anticipatore di quell'opera, infatti nel 1914, in una lettera che lo stesso Duchamp da New York aveva spedito alla sorella Suzanne a Parigi, chiedeva di recuperare lo scolabottiglie dal ripostiglio, firmarlo e metterlo nel suo studio.

Non se ne fece nulla, la sorella si dimenticò di adempiere a ciò che chiedeva Marcel e tutto venne momentaneamente dimenticato.

Dopo la celebre “Fontana” nascono cosi i “ready-made” (oggetto confezionato, prefabbricato) oggetti tolti dalla collocazione originaria e riposizionati al di fuori del proprio “abitat” naturale per la sola decisione dell’artista. Il concetto artistico diviene cosi l’unico parametro di giudizio per queste opere.

Lo scolabottiglie ha tutte le caratteristiche per essere un “ready-made”, proviene da una produzione industriale di serie ed è stato acquistato in un grande magazzino, viene privato del compito per la quale è stato costruito ed è utilizzato solamente come oggetto artistico senza altre funzioni.

A completare il percorso di trasformazione prende il nome di “Portabottiglie” che lo rappresenta come opera d’arte anziché come oggetto comune in una cantina.

L’opera però non può “vivere” di vita propria, non bastano l’artista e l’oggetto "trasformato", questo tipo di opera d’arte necessita dell’osservatore senza il quale torna ad essere un comune oggetto di uso quotidiano. A completare la metamorfosi concettuale è indispensabile il contesto, il luogo di esposizione che può essere una galleria, un museo, uno spazio artistico.

Senza queste quattro combinazioni il “ready-made” non esiste, non può dichiararsi “opera d’arte” e torna ad essere un comune manufatto con un compito “utilitaristico” anziché puramente estetico-artistico.

L’oggetto originale di cui si parlava nella lettera scritta alla sorella è andato perduto, questa è una delle repliche che l’artista a “trasformato” per recuperare l’idea iniziale del 1914.


2 commenti:

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