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domenica 30 luglio 2017

Satira, ironia e sconvolgente realismo, Oskar Kokoschka.


Autore:   Oskar Kokoschka
(Poclarn, 1886 - Montreux, 1980)

Titolo dell’opera: Per che cosa combattiamo? – 1943

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 116,5 cm x 152 cm

Ubicazione attuale:  Kunsthaus, Zurigo.






Quest’opera è il culmine dei dipinti che Kokoschka dedica all’opposizione alla guerra.

Mentre con le altre opere, su tutte L’uovo rosso, spiccava l'aspetto satirico verso il potere politico, in questo caso è il senso di umana compassione a prevalere. Ne risulta il quadro “inteso più seriamente” a detta dello stesso autore.

Molti gli spunti di riflessione, al centro ci sono una madre ed il proprio bambino morenti, i soggetti più deboli sono i primi a subire le conseguenze dell’insensatezza umana.

Sopra di loro un uomo crocifisso o appeso per le braccia con dipinte sul petto due lettere, P e J. Queste iniziali si vedevano sui muri di mezza Europa, un messaggio antisemita : Perish Judah (Muori Giuda).

A fare da cornice alle vittime della guerra troviamo un mix di metafore e di simboli delle responsabilità di questo orrore.

Dalla macchina per fare proiettili (a sinistra) che si nutre di ossa, alla figura del personaggio di Voltaire, Candido (il nome stesso è scritto sotto il busto) che sosteneva che questo non è “il migliore dei mondi possibili”.

L’angolo in alto a destra mostra H. Schacht e M. Norman, finanzieri tedesco e inglese che rappresentano il ruolo decisivo del capitalismo nel creare i presupposti per il conflitto bellico.

Il potere politico e quello religioso non sono esenti da colpe anzi, il vescovo depone una moneta nel barattolo della Croce Rossa e nello stesso istante benedice i soldati e tutto quello che essi rappresentano.

Sull'estrema destra appare una figura tagliata a metà, si tratta del Mahatma Gandhi, simbolo di pace e di fratellanza, non a caso rilegato ai margini e addirittura seminascosto, esiliato dal dipinto, infatti il messaggio dello statista indiano non godeva di grande considerazione.

Kokoschka ha però voluto, anche se parzialmente, inserire Gandhi nella scena per regalare una, seppur piccola, speranza.

2 commenti:

  1. grande!!! ciao buon tutto.... tra poco vado in vacanza a risentirci a fine agosto!

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