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domenica 24 maggio 2015

Il sentiero delle lacrime, Robert Lindneux.


Autore:                          Robert Lindneux

Titolo dell’opera:         Trailo f tears – 1942

Ubicazione attuale:     Woolaroc Museum, Bartlesville


“Siamo stati costretti a bere l’amaro calice dell’umiliazione … la nostra patria e le tombe dei nostri padri ci sono state strappate … contempliamo un futuro in cui i nostri discendenti saranno forse estinti”.
(John Ross, capo del popolo Cherokee)





 

Il dramma del popolo Cherokee e di tutti i nativi americani è riassunto in questo dipinto, Lindneux  “racconta” la terribile marcia conosciuta come “Il sentiero delle lacrime”, la deportazione delle popolazioni locali ad opera dei coloni europei.
Dal 1831 al 1838 decine di migliaia di indigeni (oltre ai Cherokee anche Chickasaw, Choctaw, Creek e Seminole) furono trasferiti in riserve-ghetto assegnate loro dai bianchi. Centinaia di miglia esposti a ad ogni tipo di pericolo, dalle intemperie alla malattia, scarsità di viveri e attacchi di banditi.
La tragedia si consumava ad ogni passo, i soldati spingevano la carovana ad avanzare senza curarsi di chi rimaneva indietro, morti inclusi lasciati senza sepoltura. All’arrivo invece della fertile e accogliente terra promessa dal governo americano, trovarono territori inospitali dove era quasi impossibile sopravvivere.
Lindneux dipinge la scena con drammaticità, i colori vivaci dei vestiti dei deportati si contrappongono al cielo cupo, foriero di sventura, l’incedere sofferente ma dignitoso delle donne e dei bambini evidenzia da una parte la grande forza morale di questi popoli e dall’altra il cinismo e la vergognosa brama di potere dei colonizzatori bianchi.
Osservando questo quadro si ha la sensazione che, pur tra grandi sofferenze, i nativi coltivassero la speranza che le promesse potessero essere mantenute, il sorriso di qualche bambino denota un barlume di speranza per il futuro, cosa che purtroppo non si è avverata, rimane la triste constatazione del delirio dell’uomo, della follia dell’umanità che divora se stessa.

 

8 commenti:

  1. Un dipinto testimonianza di una vergogna dimenticata. Come hai giustamente scritto "è l'umanità che divora se stessa" e forse un giorno toccherà la stessa sorte ai discendenti degli aguzzini.

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    1. Ciao Ambra, è già avvenuto, i discendenti dei coloni europei hanno vissuto le stesse tragedie nel corso del novecento, proprio cent'ani fa iniziava un periodo di terrore per il popolo che ha annientato i nativi americani. Un cerchio che si chiude e che purtroppo è destinato a continuare il terribile percorso.
      Buona domenica, a presto.

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  2. Quest'anno ho imparato qualcosa riguardo il loro patrimonio di miti e leggende e fra questi c'è anche qualche spiegazione di ciò che portarono gli europei, più avanti pensavo infatti di continuare ad illustrare qualcuno di questi miti. ^^
    Ciao Romualdo!

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    1. Ciao Alessia, abbiamo sempre molto da imparare e questo dipinto mi ha spronato ad indagare più a fondo, mi sono limitato ad esporre sommariamente il "racconto" di questo quadro, e le sensazioni che mi ha trasmesso. Sempre interessante il tuo modo di illustrare la storia, i miti e le leggende di culture che hanno scritto pagine importanti, che se correttamente comprese possono aiutarci ad evitare molti errori.
      Buona domenica, a presto.

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  3. Caro Romualdo, rieccomi dopo l'adunata di noi alpini, a Aquila.
    Un dipinto veramente bello e che ci ricordano delle cose mostruose...
    Ciao e buona settimana caro amica.
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso, ti ho seguito nel bellissimo viaggio in Abruzzo.
      Il tuo gradito commento a questo dipinto conferma la bellezza dell'arte pur nella drammaticità di ciò che rappresenta.
      Grazie e buona serata.

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  4. Bellissimo dipinto.
    Estremamente ingiusto che i bei colori vivaci usati dai nativi non siano stati una gioiosa ispirazione per i "nuovi arrivati".

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    1. Ciao Anna, hai perfettamente ragione, ma come succede ancora ai giorni nostri, la bellezza nulla può davanti al desiderio di potere e di denaro, il contrasto fra la bellezza del dipinto e la drammaticità dell'evento ritratto, è l'essenza dell'umanità, sono giunte fino a noi le grandi opere di popolazioni scomparse, uomini e donne cancellati da altri uomini e donne.
      Purtroppo queste "storie" continuano a ripetersi.
      Buona settimana Anna, a presto.

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