Secondo molti esperti e critici questa è probabilmente la più bella scena all’aperto di Jan Steen, le sue vedute rurali prendono ispirazione da Adrian van Ostade, ispirazione dovuta alla visione delle opere di quest’ultimo più che da una frequentazione personale.
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Jan Steen – Giocatori di birilli davanti a una locanda, 1663 ca. – cm 33,5 x 27 – National Gallery, Londra
Steen,
noto per essere un ottimo ritrattista, non ha mai nascosto di preferire le
scene di vita quotidiana partendo da paesaggi più ampi e “stringendo” fino a
sottolineare il particolare.
Dai
dettagli parte la narrazione dei suoi dipinti, sfumature più o meno evidenti
che, in mancanza di informazioni, aiutano l’osservatore a comprendere ciò che
voleva raccontare.
In
questo dipinto, Giocatori di birilli davanti a una locanda, possiamo dedurre il nome della locanda stessa rifacendoci alla figura
che appare sul cartello a sinistra, si vede un cigno, il che ci
spinge a pensare che sia quello il nome del locale, o quantomeno che ne riporti il senso.
Sotto
l’insegna un gruppo di persone discorre tranquillamente sorseggiando qualcosa,
il tavolino è semplicemente un barile, dei tre uomini è quello di spalle ad
attirare l’attenzione, vestito elegantemente alla moda ci dice che siamo nella
prima decade della seconda metà del seicento (alcuni storici confermano questa
ipotesi che coincide con la data della realizzazione del quadro).
Accanto
alle tre figure troviamo un altro gruppo di persone impegnate in una gara di
birilli, la distanza tra chi “tira” e i birilli è sicuramente errata, una
concessione al pittore che per motivi di spazio ha ridotto il campo da gioco,
questo non toglie nulla all’istante che vede i tre uomini e il ragazzino
concentrati sul gioco.
Anche
la locanda, posizionata tra gli alberi, quasi nascosta dalle fronde, trasmette
un senso di accoglienza, intimità e serenità.
Una
scena di vita quotidiana di qualche secolo fa, ad emergere prepotentemente non
è solo il racconto di un istante simile ad altri, a prendere il sopravvento è
la poesia che in certi frangenti si palesa nella sua grandezza grazie alla
pittura che si trasforma in arte.
Non conoscevo questo dipinto. Di una bellezza serena che mescola il movimento alla staticità con grande armonia. Grazie di avercelo fatto conoscere. Un forte abbraccio Romualdo.
RispondiEliminaVolevo solo aggiungere che, con i dettagli, mi sono soffermata spesso durante gli anni di studi artistici. È qualcosa di non facile da attuare, perché spesso si commette l'errore di anteporre la precisione e la perfezione dell'elemento ritratto all'impronta della propria personalità. Un dipinto non dovrebbe mai essere un'esatta copia, come una fotografia, per intenderci.
EliminaQuel modo di dipingere, per me, non è arte, ma semplice esercitazione.
Comunque, non è questo il caso; anzi, qui c'è espressione artistica completa. Proprio come un lento narrare. Perdona l'aggiunta e ti riabbraccio. Ciao Romualdo.
Ciao Pia, "spesso si commette l'errore di anteporre la precisione e la perfezione dell'elemento ritratto all'impronta della propria personalità", è esattamente questa la differenza tra l'arte di rappresentare la realtà e la disanimata" copia di ciò che vediamo.
EliminaSteen non replica quello che ha di fronte, lo rielabora dandogli un'anima, la sua anima, solo così parte la narrazione.
Quell'attimo di vita vissuta a metà del seicento prende vita perché l'artista va oltre le imperfezioni prospettiche, questo ci permette di viaggiare nel tempo e, per qualche istante (più o meno lungo, dipende da chi osserva) immergerci in un mondo che non c'è più.
Sono felice di averti accompagnato nell'opera di un artista a te sconosciuto, e ancora più lieto che ti sia piaciuto.
Un abbraccio, buona giornata
Romualdo Roggeri
Ammetto che la distanza errata (forzata) tra birilli e lanciatore è purtroppo saltata all'occhio per prima facendomi storcere il naso.. poi ho cercato di godermi il resto e la palma la concedo al copricapo bianco - di luce solare riflessa - della donna oltre la staccionata, guarda caso in posizione apparentemente defilata ma con una luminescenza che attira ed esalta. Il resto lo vedo bene per un puzzle da 800 pezzi ;)
RispondiEliminaCiao Franco, quel dettaglio, prospetticamente errato è probabilmente quello che rende vivo il dipinto, d'altro canto non sono i "difetti" a renderci unici?
EliminaPermettimi una curiosità, perché proprio 800 pezzi? Considerata la dimensione le tessere del puzzle de Bono essere veramente minuscole😉
Sempre alternative le tue letture, grazie.
Buona giornata.
Romualdo Roggeri
Era un'iperbole ovviamente.. ma l'idea del puzzle me l'ha suggerita l'intricato boschivo che alla fine occupa oltre metà dipinto.. ;)
EliminaEra chiaro, per questo l'ho trovato interessante😉
Eliminain genere non amo i dipinti troppo dettagliati, trovo invece che un disegno/dipinto un po' meno definito, mi lasci più spazio per "viaggiarci" dentro, perdermici e trovarci parti di me stesso. Ma ovviamente ci sono tantissime eccezioni, e questo quadro mi pare una di esse. Molto armonioso e questa armonia la riesce a trasmettere con quieta forza.
RispondiEliminaUn abbraccio
Ciao Alberto, i dettagli, numerosi ed evidenti (aggiunti a quelli, più o meno volutamente, seminascosti) sono parte fondamentale di un "racconto" che ci conduce in un determinato luogo.
EliminaIl realismo, no "iper" è una proiezione dell'artista filtrata da un soggetto apparentemente distaccato dal pittore stesso, nel caso specifico di questo dipinto non vediamo una comune scena di vita quotidiana, assistiamo alla visione della stessa con gli occhi di chi la realizza.
Grazie, un abbraccio a te.