Pagine

venerdì 29 agosto 2025

Tributo a … al declino della musica

In questa estate, come di consueto, siamo stati travolti dalle numerose sagre e dalle immancabili manifestazioni musicali che allietano (???) le calde serate di una stagione climaticamente capricciosa.

Pablo Picasso – Il vecchio chitarrista cieco 1903 (part.)


“Festa della birra”, “Sagra della birra”, “Bier fest”, “Festival bier”, “Summer bier” ecc. (la fantasia non va particolarmente di moda in questi tempi e a queste latitudini.

Le serate in questione sono deliziate (dipende dai punti di vista) esclusivamente da: “Tributo a …”, metteteci voi chi più vi garba.

Tributo a Celentano, a Vasco, a Jovanotti, a De Andrè, agli Abba, ai Pooh, a Renato Zero, ad Alan Parson, ai Pink Floyd, alla Pausini, agli 883, ai Modà, a Zucchero fino al tributo a chiunque (un medley di brani popolari senza un minimo senso logico).

Il tutto eseguito, almeno nel 90% dei casi, in modo imbarazzante, per non dire peggio.

Ho preso spunto da ciò che succede dalle mie parti per sottolineare ciò che ormai accade ovunque, l’invasione delle “cover band”, il fatto che canzoni del passato non sono più “reperibili” nei concerti (alcuni artisti non sono più tra noi, altri non reggono l’esibizione live, altri ancora sono difficili da raggiungere) sembra non ci sia alcuna alternativa.

Perché succede tutto questo? Certo la musica contemporanea fa breccia nei più giovani ma non riesce ad emergere come fece negli anni 60/70 dove trovò terreno fertile per un’epocale rivoluzione.

Ma basta la considerazione che il panorama musicale odierno sia sterile per spingere tutti a seguire musicisti, più o meno bravi, che copiano il lavoro altrui? Avrebbe senso se nei musei venissero esposte delle copie di opere del passato?

Naturalmente no, ma allora perché la gente corre a vedere Tizio, Caio e Sempronio che copiano (spesso male) i grandi della musica di ieri?

Tra un tributo (che se anche fosse realizzato discretamente deve fare i conti con un’acustica orribile) raffazzonato e l’ascolto di un disco originale penso che non ci siano dubbi, ma la motivazione di chi ci va è legata all’ascolto in compagnia della musica che piace, ho visto alcune registrazioni di amici che vanno a questi concerti e devo dire che nella stragrande maggioranza dei casi sono terribili, la cosa peggiore è che spesso non se ne accorgono.

È sufficiente la motivazione legata alla compagnia o c’è qualcosa di più profondo in questa “moda”?

Il quesito andrebbe posto anche a chi sta dall’altra parte, si cantano le canzoni degli altri perché non si è capaci di farne di proprie o perché in quel caso nessuno andrebbe ad ascoltarli?

Il titolo del post è volutamente provocatorio ma temo che questo sia un sintomo tutt’altro che positivo, la musica che si è evoluta dagli anni cinquanta fino ai novanta del secolo scorso ha esaurito il suo percorso?

Paul McCarney disse che negli anni 60 era più facile scrivere cose nuove perché c’era un territorio vergine da conquistare, oggi è più complicato perché è arduo dare vita a qualcosa di nuovo, o forse (mia considerazione) non ci sono più la capacità, la perseveranza e il desiderio di farlo.

4 commenti:

  1. Sono un fan dei Coldplay, uno dei pochi gruppi contemporanei che mi offre emozione ad ogninuova uscita, anche se se sono cresciuto a musica ormai cinquantennale, ma che ascolto ancora spesso e volentieri. Ultimamente abbiamo assistito ad una manifestazione, in un locale romano che cura periodicamente esibizine di validi gruppi di cover, e il gruppo in questione suonava pezzi dei Coldplay in maniera anche soddisfacente. Certo non erano i Coldplay, ma considerando che un concerto dei suddetti originali può costare come un rene e andrebbe prenotato anche due anni prima, ecco che per chi vuole ascoltare qualcosa dal vivo e in simpatica compagnia, i concerti di cover possono serenamente essere considerati piacevole surrogato. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "ascoltare qualcosa dal vivo e in simpatica compagnia", questo probabilmente è il motivo per cui ci si spinge ad assistere ad una esibizione di cover.
      Il problema è la qualità, checché se ne dica le "cover band" o le "tribute band" che suonano e cantano in modo decente sono sono in netta minoranza, certo, come dici tu, non sono gli originali ma in compagnia possiamo soprassedere a certe lacune.
      Il vero dramma sta però nel fatto che questi gruppi non si sono imitati a sostituire le vecchie band o cantanti ormai scomparsi (o irraggiungibili economicamente o logisticamente) hanno occupato lo spazio che doveva essere appannaggio dei nuovi musicisti.
      Il problema non sono le band di cover, è l'assenza di una nuova proposta musicale.
      Non possiamo dunque scegliere, prendiamo ciò che c'è.
      Grazie Franco, buona serata.

      Elimina
  2. Leggevo proprio qualche tempo fa che le tribute band stanno sostituendo nelle sagre le classiche orchestre da sagra. Credo che un po' sia per il ricambio generazionale dei frequentatori, un po' perché la gente vuole sentire ciò che ha già sentito, vedere ciò che ha già visto e sapere quello che sa già. Così da non avere troppi scosse e viaggiare tranquillamente nella propria vita. Una sorta di paraocchi che non ci scombussoli troppo. A me quello che più rattrista di queste band non è nemmeno se sono di qualità o meno (è sempre comunque bello che le persone si esprimano), ma piuttosto questo appiattimento su un solo cantante o gruppo che sia. un'immedesimazione totale che diventa una sorta di divinizzazione dei propri idoli. Non è più il complessivo che fa le canzoni più disparate perché sono belle e magari piacciono, no, è qualcosa che sfiora la fede...
    E quanta energia sprecata per replicare qualcosa che già c'è invece di proporre qualcosa di proprio...
    Un salutone, Romualdo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Alberto, hai espresso in modo impeccabile un pensiero che arricchisce ciò che ho espresso nel post, l'idolatria nei confronti dei cantanti va ben oltre la musica che producono, d'altro canto il termine tributo non porta immediatamente alla pratica in cui si devolvono i tributi per ingraziarsi la divinità di turno?
      Un altro punto fondamentale che hai sottolineato è la crescente mancanza di volontà nel cercare qualcosa di nuovo, si ripetono i brani del passato, nel cinema è un susseguirsi di remake, in tv vediamo da almeno trent'anni le stesse cose, ci si adagia nel passato incapaci di guardare al futuro.
      " ... quanta energia sprecata per replicare qualcosa che già ..." energie, sempre più esigue, che vengono buttate nel nulla.
      Grazie, buona giornata.

      Elimina

Se vi va di lasciare un commento siete i benvenuti, i commenti contenenti link esterni non verranno pubblicati.
I commenti anonimi sono impersonali, conoscere il nome di chi lascia il proprio pensiero facilita il confronto, grazie.