Paul Cézanne - Una moderna Olympia, 1873-74 - Olio su tela cm 46 x 55 - Musée d’Orsay, Parigi
Realizzato una
decina di anni dopo la celebre Olympia di Manet ha come obbiettivo la rivisitazione, velatamente polemica, dell’opera
“originale”, Cezanne diede vita al dipinto, secondo Paul-Louis Gachet, dopo una
discussione che il pittore ebbe con l’amico Paul Gachet, padre di Paul-Luis.
Davanti alla
venerazione provata da Gachet di fronte all’opera di Manet, Cézanne polemicamente ribadì di essere in grado di rifarla in modo più irriverente.
Rispetto al dipinto
di Manet quello di Cezanne appare più etereo, Olympia sembra fluttuare su una
nuvola, impressione accentuata dalla posizione del letto della giovane donna,
decisamente più in alto rispetto al cliente seduto in attesa.
La domestica scopre
il velo che celava la ragazza enfatizzando l’apparizione quasi celestiale,
l’uomo, evidentemente un autoritratto, è seduto sul sofà in dignitosa ma
trepidante attesa, investito dalla manifestazione quasi incorporea.
Un incontro-scontro
tra la materia e lo spirito, un soggetto che non poteva essere esente da
discussioni.
Al contrario della
protagonista del quadro di Manet L’Olympia di Cézanne sembra più insicura quasi
timorosa, forse più “umana”, particolare che, più di altri, rende la scena
decisamente realistica, in contraddizione con l’effetto evanescente.
Nel 1874 il pittore
provenzale decide di esporre il quadro alla prima mostra impressionista nello
studio del fotografo Nadar, il risultato è quello che si aspettava.
Il celebre critico
Leroy, che divenne famoso, suo malgrado, per la recensione di “Impressione
solei levant” di Monet (ne ho perlato qui) ci tiene a farsi riconoscere e
stronca, deridendo e non argomentando, l’opera: “… una donna piegata in due cui
una negra toglie l’ultimo volo per offrirla in tutta la sua bruttezza agli
occhi incantati un fantoccio di un fantoccio […] Vi ricordate dell’Olympia di Manet?
Ebbene era un capolavoro di disegno a paragone di quella di Cézanne”.
Le stroncature di
Leroy sono la conferma che si è sulla strada giusta, quest’opera di Cézanne ne
traccia una fondamentale, spesso si dice che il tempo confermerà o smentirà ciò
che viene fatto, in questo caso il verdetto è inequivocabile (nonostante o per
merito, di certi critici).