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sabato 31 agosto 2019

La serenità artistica, Beato Angelico


Autore:   Beato Angelico (Guido di Pietro)
(Vicchio di Mugello, 1387 ca – Roma, 1455)

Titolo dell’opera: Annunciazione – 1441-43

Tecnica: Affresco

Dimensioni: 187 cm x 157 cm

Ubicazione attuale:  Museo San Marco, Firenze





L’armonia, il totale senso di pace, l'ordine e la calma vengono interrotti dalla presenza sulla sinistra di san Pietro martire, la figura del santo è inserita per incoraggiare gli osservatori alla preghiera e alla contemplazione dell’avvenimento.

La figura dell’Arcangelo, rappresentato nell’istante in cui annuncia a Maria il concepimento del figlio di Dio, è predominante, le grandi ali, dipinte con elegante maestria, rendono imponente la figura angelica che si rivolge alla Vergine non senza un lieve tentennamento.

Di fronte all’Arcangelo Gabriele troviamo quella che è concettualmente la protagonista del dipinto, Maria con estrema umiltà è inginocchiata chinando il capo in segno di accettazione, sa che l'incarico è gravoso ma è conscia della grandezza del compito.

L’ambiente, austero ma al contempo assoluto, rimanda al porticato di un monastero e mette in luce gli sviluppi, in particolare prospettici, dell’arte del tempo, anni in cui la pittura fiorentina stava dando una svolta fondamentale alla visione e interpretazione dell’arte.

Il pittore toscano realizza questo affresco per il monastero di San Marco dove egli stesso viveva (divenne monaco domenicano intorno al 1407) deve il suo soprannome alla capacità di far emergere il lato mistico dalle sue “creazioni”.

sabato 24 agosto 2019

Tra sacro e quotidiano, Federico Barocci


Autore:   Federico Barocci
(Urbino, 1535 – Urbino, 1612)

Titolo dell’opera: Madonna della Gatta – 1598 ca.

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 233 cm x 179 cm

Ubicazione attuale:  Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze






Sublime e delicata  rappresentazione del sacro in una dimensione quotidiana.
Elisabetta, Zaccaria ed il piccolo Giovanni sono colti nel’attimo in cui si apprestano a varcare la soglia dell’abitazione di Maria, Giuseppe ed il piccolo Gesù.

Giuseppe scosta la tenda ed invita gli ospiti ad entrare, Maria, colta mentre sta leggendo accanto ala culla dove giace il piccolo Gesù addormentato, volge lo sguardo sorridente verso i nuovi arrivati.

Elisabetta, con sguardo colmo di tenerezza, osserva la cugina ed il bambino e al contempo tiene a bada il vivace ed irruento Giovannino che a sua volta indica la culla che ospita il Salvatore.

In questa scena dove la sacralità dei personaggi e la quotidianità dei gesti si fonde in un “vissuto” che l’osservatore sente familiare, a prendere la scena (ed il titolo del’opera) è la gatta adagiata sul morbido manto di Maria mentre sta allattando due piccoli gattini.

La gatta, presa alla sprovvista, sembra ritrarsi intimorita alla vista del piccolo Giovanni che, con l’inseparabile croce di canne stretta tra le mani, sembra volersi divincolare dalle braccia della madre.

Barocci riesce a mettere in scena, con teatrale e poetica semplicità una triplice maternità, le madri con i rispettivi  figli vengono rappresentate con la stessa dignità, il valore intimo e profondo del rapporto tra la mamma ed il figlio.


Sullo sfondo un’apertura che getta uno sguardo su un panorama di fine cinquecento dell’Appennino umbro marchigiano, panorama che apre ad una differente dimensione, il contemporaneo di Barocci, a sacralità dei personaggi e la semplicità dei gesti di tutti i giorni.

sabato 17 agosto 2019

Un posto al sole, Edward Hopper


Autore:   Edward Hopper
(new York, 1882 – new York, 1967)

Titolo dell’opera: Gente al sole - 1960

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 102,5 cm x 153,5 cm

Ubicazione attuale:  Smithsonian Istitution, Washinghton






Tutte le persone presenti nel quadro sono posizionate in un angolo a sinistra, il resto del dipinto è appannaggio della luce del sole.

Gli amanti del calore solare sono seduti adoranti e immobili ad assaporarne il raggiante beneficio, solo la figura più a sinistra, pur non rinunciando al bagno di calore si distrae leggendo un libro.

Tutti sono completamente vestiti, immobili e in assoluto silenzio, l’immobilità ed il silenzio sono le caratteristiche peculiari di tutta l’opera.

Come in quasi tutti i dipinti che Hopper realizza negli ultimi anni della carriera artistica è la luce del sole riflessa sui muri delle case, sulla gente o sul paesaggio,  ad essere la protagonista.

L’apparente tranquillità, i campi che si estendono davanti alla casa e le montagne sullo sfondo non riescono a dare un senso di serenità ma al contrario trasmettono una vaga inquietudine dovuta forse alla solitudine che traspare dal dipinto.

Il tema della solitudine umana all’interno della società, città sovraffollate dove il senso di isolamento viene acuito, dove l'incomunicabilità prende il sopravvento nonostante l'aumento quotidiano della densità umana, questo tema è ricorrente nei lavori di Hopper ed anche in questo caso non si può non constatare la presenza di un “muro” apparentemente invisibile, che divide gli uni dagli altri.

venerdì 9 agosto 2019

La profondità dell'anima, Pierpaolo Vici


Autore:   Pierpaolo Vici
( Rimini, 1946 )

Titolo dell’opera: Taj Mahal (Una vertigine dell’anima) - 2018

Tecnica: Olio e acrilico su tela

Ubicazione attuale:  Opera di proprietà dell’autore





Come in una proiezione caleidoscopica il tempio indiano Taj Mahal sembra vorticare lentamente apparendo e scomparendo ad intervalli irregolari.
Una visione, un miraggio da cogliere in un preciso istante, ne prima ne dopo, l’attimo è fondamentale.

L’osservatore che non si limita alla “superficie” ne viene attratto, il vortice di emozioni annulla tutto ciò che sta intorno mettendo in luce l’essenziale.

Un portale multidimensionale che apre l’accesso a mondi apparentemente sconosciuti, ma il viaggio non è verso il dipinto, il viaggio è del dipinto verso l’osservatore o per meglio dire, il viaggio di chi osserva è bidirezionale, va incontro all'opera ma di rimando verso se stesso: siamo di fronte ad uno specchio, uno specchio che riflette la nostra anima.

L’opera è un sublime e al contempo terribile percorso che può svelare ciò che abbiamo inconsciamente accantonato, può scatenare i nostri demoni o liberare le nostre emozioni fino ad un’estasi interiore, uno specchio appunto che illumina, anche solo per un istante, il nostro lato oscuro.

L’arte è una proiezione, e quest’opera si proietta in più direzioni, come convogliare la “spiritualità” è compito di chi osserva, comprenderne le sfumature (l'insieme di queste ultime è la struttura portante del dipinto) carpirne l’essenza, può essere facile o difficilissimo, dipende dal contatto che vogliamo attivare, un dialogo che può dare vita ad un incessante scambio di idee ed emozioni cosi come, nel caso non riuscissimo a “conversare” con l’opera, potremmo trovarci davanti ad un muro.

L’arte in questo caso ci parla, noi siamo in grado di capire?

A correre in aiuto all’osservatore potrebbe intervenire la figura di spalle, l’anima “femminile” (in quanto generatrice) è spogliata da ogni umana superficialità, alleggerita di ogni “bene” superfluo sembra attendere immobile in attesa che qualcosa succeda, l’attimo di cui sopra è raccontato con estrema precisione temporale, se siamo in grado di comprendere ciò che ci viene svelato tutto avrà compimento altrimenti l‘attimo potrebbe non essere più tale.

Rappresentazione  intima ed imperscrutabile sono i quattro gabbiani in volo, simbolo che troviamo in altre opere di Vici, potremmo tentare anche in questo caso un’interpretazione ma dovremmo scendere nella profondità spirituale dell’artista ma si tratta di un’operazione azzardata se non impossibile.


sabato 3 agosto 2019

La spiritualità e l'arte, Marc Rothko.



Paragonati agli affreschi della cappella Sistina, quanto a profondità spirituale, questi dipinti parietali di Mark Rothko sono forse la più alta espressione artistica del pittore russo.

Le opere sono esposte nella Rothko Chappel di Houston, la struttura religiosa che accomuna spiritualmente tutte le religioni, all'inaugurazione nel 1971 (un anno dopo il suicidio di Rothko) erano presenti i rappresentanti delle principali confessioni, quella ebraica, cattolica, musulmana, buddista, protestante e greco ortodossa.


Sono John e Dominique de Menil, collezionisti d’arte ed estimatori di Rothko, gli ideatori e realizzatori della cappella che viene costruita nella ST. Thomas Catholic University di Huston, la scelta del luogo è di Dominique de Menil che gestiva, nell’università, la facoltà d’arte.

“Uno dei più intimi ed intensi viaggi spirituali, un’esperienza che porta ad una profondità raramente raggiungibile” questo è uno dei molti commenti di chi ha avuto l’opportunità di entrare nella cappella.

L’unico grande limite di questo luogo (vale anche per altri luoghi simili come appunto la Cappella Sistina) è l’impossibilità di poterla “vivere” in solitudine (se non per qualche privilegiato) il naturale interesse spinge molta gente ad organizzare una visita ma 
ci si trova sempre circondati da troppi visitatori, moti dei quali non “indirizzati” nella giusta dimensione, che non permettono l’immersione sensoriale e concettuale, fine ultimo di questi luoghi.

Queste poche righe della lettera che lo stesso Rothko scrisse ai due mecenati rende l’idea della profondità spirituale raggiunta dal pittore: “… la grandiosità di ogni livello di questa esperienza e il significato del compito che mi avete affidato, supera tutta la mia immaginazione e mi insegna a librarmi in alto …”

All’esterno della costruzione è posizionato il famoso Brocken Obelisk, opera dell'amico Barnett Newmann.