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lunedì 29 giugno 2015

Incubo, Johann Heinrich Füssli.


Autore: Johann Heinrich Füssli

Titolo dell’opera: Incubo – 1790-91

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 75,5 cm x 64 cm

Ubicazione attuale: Goethe-Museum  Francoforte.





Grandi poeti inglesi, come Shakespeare e Milton, hanno ispirato Füssli, il tema del sogno e dell’incubo ricorre costantemente nelle opere del pittore svizzero: con lui, per la prima volta, vengono analizzate, indagate e studiate le ragioni del subconscio.

Divengono cosi presenze concretamente spaventose, gli spiriti e i fantasmi della notte.

In questo famosissimo dipinto il sonno della fanciulla viene turbato dalla presenza di due inquietanti apparizioni: un’impressionante muso di cavallo con gli occhi completamente bianchi e spalancati e un mostriciattolo, a metà fra un demone e una scimmia.

Tipicamente illuminista è il rigoroso controllo intellettuale che il pittore esercita sulle sue opere: il lato inquietante del quadro è infatti equilibrato dalla posa studiata e teatrale della donna, ispirata alle sculture romane osservate dall’artista durante un suo viaggio in Italia.

Varie le interpretazioni dell’opera tra cui è interessante quella in chiave psicoanalitica, secondo cui le “presenze” fuoriuscite dall’incubo rappresenterebbero la forza dell’artista stesso che reagisce ad un amore non corrisposto.

Il dipinto viene analizzato e teorizzato nel periodo tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento soprattutto con  gli studi di Freud sull’interpretazione dei sogni.

 

mercoledì 24 giugno 2015

La magia della vita. In uno specchio in un enigma - Jostein Gaarder.


“Del resto potresti tranquillamente dire che è il mondo a venire al bambino. Nascere è come ricevere un mondo intero in regalo, col sole di giorno, la luna di notte e le stelle nel cielo blu. Un mare che bagna le spiagge, foreste tanto fitte da non conoscere i propri segreti, animali meravigliosi che attraversano il paesaggio. Perché il mondo non invecchia e non sbiadisce, mai. Siete voi a diventare vecchi e grigi. Finché vengono messi al mondo bambini, il mondo è nuovo fiammante, esattamente come il settimo giorno quando il signore si riposò.”
(da: In uno specchio in un enigma - Jostein Gaarder)

 
Noto al grande pubblico per Il mondo di Sofia, dove ci accompagna nella "storia" della filosofia ,Jostein Gaarder ci propone un emozionante romanzo, che mantenendo un approccio filosofico, illumina la mente e riscalda il cuore.

Cecile Skotbu vive con la famiglia in un villaggio della campagna norvegese, è un Natale particolarmente difficile: la ragazzina è costretta a letto da una grava malattia e trascorre tutto il tempo nella propria cameretta, circondata dalla preziosa collezione di pietre, una pila di fascicoli di Scienza Illustrata e soprattutto il diario cinese dove annota con cura avvenimenti e pensieri.
Non mancano gli affetti famigliari, le premure della mamma e del papà, l’allegra presenza di Lasse, il fratellino che non manca di riferire ogni movimento degli abitanti della casa, preziosa infine la figura della nonna che le racconta la saga di Odino.

Una notte tutto cambia per Cecile, che fluttua continuamente tra il sonno e la veglia, davanti alla finestra appare un curioso personaggio, totalmente privo di capelli e di peli, in grado di passare attraverso i muri e di volare.
Dice di chiamarsi Ariel e di essere … un angelo.

Lo scetticismo iniziale viene lentamente superato e i due stringono un patto: la ragazzina svelerà all’angelo, a cui è preclusa la possibilità di sperimentare esperienze sensibili, i misteri terreni – cosa si prova ad assaggiare il cibo, cosa significa ascoltare la musica o “sentire” il freddo tenendo in mano una palla di neve – mentre Ariel svelerà a Cecile i misteri celesti: la vera essenza degli angeli, il rapporto degli stessi con Dio e cosa siano la coscienza e soprattutto l’anima.

E’ la storia di un’incontro straordinario, che Gaarder ci propone con grande semplicità ma con innocente profondità, ci fa vedere il mondo con occhi “infantili” propri di chi mantiene valori assoluti che l’età adulta tende a nascondere. Un intenso e commovente dialogo che ci spinge a meditare sull’importanza della cosa più scontata ma nel contempo più magica e misteriosa, la vita.

venerdì 19 giugno 2015

The big bang theory, Alexander Yakovlev.


Il fotografo russo Alexander Yakovlev, realizza questa serie di “scatti” intitolati Big Bang Theory, in cui la danza (dal balletto alla break dance) è assoluta protagonista.



L’eleganza delle pose e l’armonia dei corpi impegnati nel gesto artistico, vengono immortalati con decisione e nello stesso tempo con il distacco di chi non vuole essere troppo invadente.

Gli effetti creati con della semplice farina danno al movimento un evidente espressione di ciò che può raggiungere l’essenza naturale del corpo umano, che diventa tutt’uno con ciò che ci circonda, la fusione tra lo spirito e la materia.

Ma sono le immagini stesse, più delle parole, ad esprimere sensazioni ed emozioni infinite.















lunedì 15 giugno 2015

San Francesco, la luce e gli uccelli, Stanley Spencer.


Autore: Stanley Spencer

Titolo dell’opera: San Francesco predica agli uccelli– 1935

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 71 cm x 61 cm

Ubicazione attuale: Tate Gallery, Londra.






L’immagine innaturalmente grande e fortemente naïf di san Francesco domina il quadro, la grande figura del santo volge la schiena sia all’osservatore che agli altri protagonisti del dipinto.

Francesco spalanca le braccia e, con lo sguardo, si rivolge al cielo con un gesto frenetico ma di grande devozione, le anatre e le galline osservano adoranti la massiccia figura dell’uomo, mentre una donna seduta in terra si ripara gli occhi dalla forte luce solare.

L’immagine volutamente allegorica ci mostra come solo la santità di Francesco e la naturale essenza degli animali, data anche dagli uccelli appollaiati sul tetto, non ha nessun problema a volgere lo sguardo verso una luce “superiore”, mentre le piccole miserie umane ( rappresentate dalla donna che tiene in mano un mazzo di fiori simbolo di vanità) faticano a sostenere lo sguardo verso la purezza della luce.

Solo il bambino davanti a Francesco sembra mantenere la calma, l’animo non ancora corrotto dei bambini, riparato dall’ombra protettrice del santo, fa si che il giovane prosegua la sua “quotidianità” senza evidenti scosse emotive.

Il quadro, pieno di fantasia e di vita, viene respinto dalla Royal Academy, il suo provocatorio umorismo probabilmente offendeva i canoni del buon senso dell’epoca.
Spencer ha spesso dipinto opere di carattere religioso, non come icone distanti e irraggiungibili, ma come vere esperienze di vita quotidiana, vissute in prima persona; così san Francesco non indossa il consueto saio bruno ma una corta tunica di colore verde, infatti a fare da modello al pittore di Cooklam, è il padre in vestaglia e pantofole, altro inconsueto particolare che si stacca dall’ideale del santo d’Assisi che calza solitamente dei sandali.


mercoledì 10 giugno 2015

Il "maestro" del paesaggio, Jean Baptiste Camille Corot.


Autore: Jean Baptiste Camille Corot

Titolo dell’opera: Ville D’Avray – 1867-70

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 49 cm x 65 cm

Ubicazione attuale: National Gallery of Art, Washington.








Il pallido cielo argentato si riflette nel lago mentre un tiepido sole illumina le case sulla sponda lontana.

Un paesaggio di estrema delicatezza dove i toni pastello rivelano morbidamente gli alberi e le foglie che, come piume, volano leggere creando un’atmosfera sognante.

Mentre sullo sfondo alcune persone paiono passeggiare in riva al piccolo lago, due figure in primo piano diventano le protagoniste del dipinto, una donna cammina trasportando una gerla piena d’erba mentre sulla destra un uomo siede sulla riva, forse impegnato a pescare.


Particolare del dipinto
I gesti comuni e quotidiani delle due figure non hanno però particolare importanza nella visione totale dell’opera, è la pace, la tranquillità, che emana il dipinto a farla da padrone.

Il padre dell’artista acquista una casa a Ville D’Avray, vicino a Parigi, e nell’arco della carriera Corot dipinge spesso questo paesaggio.

E’ considerato, a ragione, uno dei più grandi paesaggisti del suo tempo, le sue opere coprono praticamente tutto l’arco temporale del diciannovesimo secolo, durante il quale ha ispirato generazioni di pittori.

Le basi accademiche, di stampo tradizionale, e il modo chiaro e leggero di interpretare ciò che vede, fanno di Corot l’ultimo dei paesaggisti classici e il primo degli impressionisti.

Nei suoi ultimi lavori si trovano analogie che si ripropongono in Alfred Sisley e in Claude Monet.

Nella sua lunga e intensa carriera Corot dipinge circa 3000 tele, ancora oggi, a quasi 150 anni dalla scomparsa, quando si parla di paesaggio è difficile che non venga alla mente il nome di Corot.
 
 
 

venerdì 5 giugno 2015

Le "macchine" erotiche di Picabia.


Autore:                          Francis Picabia

Titolo dell’opera:         Parade amoureuse – 1917

Tecnica:                       Olio su tela.

Dimensioni:                96,5 cm x 73,5 cm.

Ubicazione attuale:     Collezione privata






Non ci sono segni evidenti di qualsivoglia contenuto erotico nel quadro, ma è la scritta a mettere in movimento l’immaginazione.

Nell’istante in cui l’opera viene collegata al titolo tutto l’insieme di macchine assume un forte connotato sessuale, la scena ci appare giocosa ma nel contempo un po’ inquietante.

Il complesso macchinario è un’evidente (la conferma viene anche dall’autore stesso) metafora delle attività e delle esperienze umane, una parodia del meccanico e rumoroso dibattersi degli amanti durante l’amplesso.

Il dipinto svela la grande immaginazione di Picabia che investe un oggetto, di per se totalmente privo di erotismo, di sottintesi esplicitamente sessuali.

L’umorismo tutt’altro che razionale e l’assurdità evidente, avvicinano il dipinto al movimento dadaista.

D’altro canto Picabia è una delle figure principali del movimento che fa dell’anti-artistico e dell’anti-razionale il suo punto di forza. Con Marcel Duchamp contribuisce alla formazione e all’affermazione del gruppo dadaista negli Stati Uniti.

Nel tempo Picabia abbraccia il surrealismo che trova la “maturazione" intorno agli anni venti e trenta con una serie di collage.
 
 

lunedì 1 giugno 2015

La mela della speranza, Michelangelo Pistoletto.


“La mela reintegrata significa che siamo alla terza mela, la prima è quella intera, quando l’umanità era perfettamente integrata con l’ambiente, con il ciclo naturale delle cose. La seconda mela è quella che è nata con il morso, quando siamo usciti dalla natura e abbiamo creato il mondo artificiale, questo mondo artificiale con cui adesso dobbiamo fare i conti. La terza mela è quella che promettiamo per il futuro cioè l’integrazione o la reintegrazione di quel morso”.
Michelangelo Pistoletto.




Una mela di grandi dimensioni (otto metri d’altezza e sette di diametro) viene posizionata nel centro di Piazza Duomo a Milano, il verde del rivestimento, ottenuto con l’erba delle campagne lombarde, si fonde con la cucitura in acciaio, ritraendo l’insieme come una fusione tra la natura e la tecnologia, una speranza d’integrazione fra il progresso e le tradizioni.

Pistoletto vuole portare un messaggio di speranza, e chiede un passo indietro alla corsa insensata del “virtuale” non negandolo, ma costruendo una coabitazione ed un equilibrio con il sistema naturale. Natura e artificio non devono eliminarsi a vicenda ma al contrario, integrarsi per creare un equilibrio sostenibile.
 


In collaborazione con il Fai decine di volontari (nel corso di una performance) ricostruiscono attorno alla mela il “Terzo paradiso”, una forma geometrica, creata nel 2003 da Pistoletto, che riconfigura il segno matematico di “infinito”.
L’opera e costituita da decine di balle di paglia e forma tre cerchi, quelli esterni rappresentano gli opposti, quello centrale rappresenta l'incontro tra "l'uno e l'altro" ed è proprio in quest'ultimo che viene posta la mela a significare la centralità della stessa, solo mettendo al centro di tutto l’importanza di questa unione si può raggiungere l’equilibrio necessario per fare in modo che il desiderio di progresso e il rispetto per la natura siano il progetto di un mondo finalmente nuovo e in armonia con se stesso.