martedì 28 marzo 2017

I confini dell'infinito, Franz Kline.


Autore:   Franz Kline
 
Titolo dell’opera: Senza titolo – 1951
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 138 cm x 198 cm
 
Ubicazione attuale:  Collezione privata.




Cinque pennellate nere su uno sfondo composto da molteplici sfumature di bianco tanto da trasmettere  la sensazione di spazio infinito.

Kline ha sempre subito il fascino delle tecniche  grafiche legate alle costruzioni, in particolare travi, impalcature, ponti e binari parzialmente demoliti o non ancora completati.

L’incompleto, inteso come evoluzione del “creare” è la forza di questo dipinto, dove le due figure nere sembrano cercarsi senza trovarsi. Infatti il rettangolo appare più remoto rispetto alla linea .

Figura di rilievo del movimento espressionista astratto americano di quegli anni Kline con quest’opera esprime la semplicità e la potenza raccontate dallo stesso movimento artistico.

Il bianco, il nero e le molteplici sfumature di grigio hanno rappresentato per quasi tutta la carriera artistica del pittore statunitense lo schema predefinito nella concezione dello spazio, influenzato senza dubbio dalla passione per la calligrafia orientale.

Negli ultimi anni, nel 1959, inizia ad inserire nei suoi lavori sfumature cromatiche più calde fino ai vividi colori che appaiono nei suoi ultimi dipinti.

 

venerdì 24 marzo 2017

Il tempo e il senso dell'eternità, Stefano Maria Legnani.


Autore:   Stefano Maria Legnani (Legnanino)
 
Titolo dell’opera:  Allegoria del tempo (Le età dell’uomo) – seconda metà del XVII secolo
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 100 cm x 123 cm
 
Ubicazione attuale:  Pinacoteca Gianni Bellini, Sarnico.
 
 
 
 
Difficile interpretare quest’opera senza trascurare il presunto titolo originale o quello che è stato aggiunto, con ogni probabilità, successivamente.
Le tre età dell’uomo sono di difficile individuazione, infatti vediamo un giovinetto (o giovinetta), una donna in età matura, quantomeno adulta, e un uomo avanti con gli anni. E’ complicato pensare all’evoluzione stessa della vita dalla gioventù alla vecchiaia.
Più probabile che il Legnani rappresenti il Tempo con tutta l’esperienza degli anni che accompagna il giovane all’inizio della propria strada.
Di fronte al ragazzo notiamo una figura elegante e ben vestita che con civetteria lascia scoperto un seno, forse la rappresentazione della vanità e della lussuria.
Nella mano destra la donna tiene un prezioso gioiello, un Uroboro, il serpente che si morde la coda, se il gioiello può raffigurare la vanità il simbolo del gioiello stesso è l’emblema dell’infinito, del cerchio che senza fine rigenera se stesso.
La presenza simbolica dell’infinito ci permette un’ulteriore lettura, il Tempo tiene con delicatezza la mano del  giovane, con l’altra mano gli cince le spalle in segno di protezione ma nello stesso momento sembra volerlo distogliere da una visione destinata ad essere tale. Infatti la donna, illuminata  dalla luce proveniente dall’alto, incarna l’eternità, l’infinito temporale precluso all’essere umano.
Il Tempo ci accompagna nel viaggio terreno e ci ricorda che per raggiungere la perpetuità assoluta dobbiamo andare al di la del tempo stesso.
Restano i deliziosi dettagli tecnici, su tutti la veste del giovane e il manto rosa che copre le gambe della donna, i colori negli anni hanno perso l’originale lucentezza a causa di un restauro troppo energico che purtroppo ha celato al nostro sguardo l’intensità cromatica voluta dal pittore di origini milanesi.
 

lunedì 20 marzo 2017

Fonderia, Joseph Wright of Derby.

Autore:   Joseph Wright of Derby
 
Titolo dell’opera: La fonderia – 1772
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 122 cm x 132 cm
 
Ubicazione attuale:  Collezione Romsey, Broadlands, Romsey.





L’unica fonte luminosa del dipinto è l’incandescente sbarra di ferro pronta per essere lavorata.

La luce emanata dalla sbarra illumina il fonditore, la sua famiglia e gli operai colti nel pieno del proprio lavoro.

L’enorme martello che serve per battere il metallo incandescente veniva azionato da una ruota ad acqua situata all’esterno della fonderia, questo facilitava il lavoro agli operai che potevano ritagliarsi un piccolo spazio per rifiatare, non è da escludere che in uno di questi seppur brevi istanti il fonditore approfittasse per ricevere la visita della moglie e dei figli.

Opera realizzata con estremo realismo, da notare il fumo che si leva dalla barra incandescente, ma ne risulta uno stereotipo dell’epoca, infatti ci troviamo davanti alla visione del lavoro manuale tipica della classe più ricca, la classe sociale che, quasi esclusivamente, si poteva permettere queste commissioni artistiche.

Geniale nel creare magici effetti di luce, l’artista inglese era molto apprezzato nella sua città, Derby appunto, dai pionieri dell’industria e della scienza, allora in piena evoluzione.

 

giovedì 16 marzo 2017

Il fascino dell'autoritratto, Marie-Louise-Elisabeth Vigée-Lebrun


Autore:   Marie-Louise-Elisabeth Vigée-Lebrun

Titolo dell’opera: Autoritratto – 1790

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 100 cm x 81 cm

Ubicazione attuale:  Galleria degli Uffizi, Firenze.





Un fascio di pennelli stretti nella mano sinistra mentre con la destra dipinge uno dei ritratti che ne hanno decretato il successo tanto da essere considerata una delle più grandi ritrattiste del suo tempo.

Lo sfondo neutro spinge a concentrare l’attenzione sulla graziosa ed elegante figura, lo sguardo sereno e orgoglioso accompagna il dolce sorriso e ci lascia immaginare la personalità dove spiccano il fascino e lo spirito “artistico”.

Il colletto del vestito cromaticamente in opposizione al vestito stesso sono arricchiti dalla fusciacca di un rosso intenso.

All’epoca dell’autoritratto aveva 35 anni ma ha voluto idealizzare la propria immagine ritraendosi nelle “vesti” di una giovane fanciulla.

domenica 12 marzo 2017

L'esaltazione dell'assurdo, James Ensor.

Autore:   James Ensor
 
Titolo dell’opera: Scheletri che si disputano un impiccato – 1891
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 59 cm x 74 cm
 
Ubicazione attuale:  Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, Anversa





Due scheletri abbigliati in maniera grottesca sono impegnati in un futile combattimento per il possesso del corpo di un impiccato.

Figure mascherate si affacciano dalle due porte laterali per assistere alla miserabile scena mentre un corpo abbandonato giace proprio al centro del dipinto.

Il pittore fiammingo con quest’opera ci racconta la sua personale riflessione su un mondo pervaso dall’assurdità, dove il pensiero sconnesso e le più futili azioni divengono fondamentali al punto di essere quasi l’unico riferimento di una società privata di un qualsiasi senso logico.

La scena è l’emblema del pensiero comune dove l’assurdo prevale sulla ragione, siamo alla fine del diciannovesimo secolo ma forse l’attualità di quest’opera va oltre l’immaginabile.

La caricatura sotto forma di maschere rende il quadro meno drammatico ma rimane nel concetto di Ensor tutto l’orrore e la miseria di un sistema che non vuole fare un solo passo avanti, anzi sembra che se movimento c’è  questo è a ritroso.

mercoledì 8 marzo 2017

Il mito e la passione, Danae.


Correggio (Antonio Allegri) - Danae 1531-32. Olio su tela cm. 161 x 193
 Galleria Borghese, Roma
IL mito racconta di Acrisio disperatamente alla ricerca di un erede maschio che si rivolge ad un oracolo per conoscere il futuro e sapere finalmente se quel figlio tanto desiderato può tradursi in realtà o rimanere un sogno.

L’oracolo però predice che lo stesso Acrisio sarebbe perito per mano del figlio di sua figlia Danae.

Danae è senza figli e Acrisio per evitare l’avverarsi della profezia fa rinchiudere la figlia in una torre (altre fonti riferiscono di una grotta).

Ma Zeus s’innamora e si congiunge alla fanciulla sotto forma di pioggia d’oro, dall’unione nasce Perseo.

Il finale è noto, la profezia inevitabilmente si avvera durante i giochi funebri che Acrisio aveva indetto in onore del fratello, Perseo partecipa non riconosciuto dal nonno e durante un lancio del disco (in altre versioni un giavellotto) colpisce accidentalmente Acrisio, compimento naturale della premonizione dell'oracolo.

Altre versioni  raccontano che nonno e nipote si trovavano casualmente ai giochi atletici ma la conclusione è la stessa.

La pittura del 500 e del 600 si è soffermata sul primo passo del racconto, l’istante in cui Zeus trasformatosi  in pioggia dorata, possiede Danae.

Da Mabuse a Correggio e Tiziano passando per Gentileschi e Rembrandt, fino al 700 con Tiepolo, sono molti gli artisti che si cimentano nel racconto dell'incontro fra la giovane e il padre degli dei.

Più di un secolo dopo sarà Klimt a farne una versione che cambia la struttura dei dipinti, infatti il pittore austriaco si concentra sulla figura della giovane e sul fiume dorato che con precisione direzionale si unisce alla fanciulla abbandonata alla passione e alla magia dei sensi.



Mabuse (Jan Gossaert) - Danae 1527. Olio su tela cm. 114,3 x 95,4
Alte Oinacothek Monaco

Tiziano Vecellio - Danae 1553-54. Olio su tela cm. 129 x 180
Museo del Prado, Madrid
 
Andrea Meldolla (Schiavone) - Danae, 1559. Olio su tela cm. 115 x 155
Museo Nazionale di Capodimonte Napoli

Tintoretto (Jacopo Robusti) - Danae 1570. Olio su tela 142 x 180
Musée des Beaux-Art, Lione

Hendrick Goltzius - Danae dormiente, 1603. Olio su tela cm. 177,3 x 200
Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles
Artemisia Gentileschi - Danae 1612. Olio su rame cm. 41,3 x 52,7
,Saint Louis Art Museum, Saint Louis
Orazio Gentileschi - Danae, 1623. Olio su tela cm. 228,5x162
 Cleveland Museon of Art, Cleveland
Rembrandt Harmenszoon van Rijn - Danae, 1636. Olio su tela cm. 185 x 202,5
Museo statale dell'Ermitage, San Pietroburgo
Gianbattista Tiepolo- Giove e Danae, 1553. Olio su tela cm. 41 x 53,
Universited Konsthoriska Institutionen, Stoccolma
Gustav Klimt - Danae 1907. Olio su tela cm. 77 x 83
Collezzione privata

sabato 4 marzo 2017

La forza interiore e la spinta del "vapore", Honky Tronk Train Blues.


Honky Tonk Train Blues è un brano composto ed eseguito da Mead Lux Lewis nel 1926.


Pietra miliare del boogie-woogie e della musica jazz, oltre ad essere un simbolo del genere honky- tonk.

Reinterpretato e arrangiato da molti artisti ha raggiunto l’apice della fama nella versione di Keith Emerson nel 1976.

E’ un “racconto”, un viaggio musicale che ci porta a bordo di un treno, la musica ci avvolge e ci conduce in un percorso dove la potenza dei cavalli a vapore si esprime con un’intensa forza cavalcando i binari della ferrovia.

Seguendo il ritmo possiamo “vivere” la partenza del treno, il passaggio sugli scambi all’uscita della stazione o all’incrocio ferroviario.


Ad un certo punto il treno prende velocità, fischia, sfiora le persone che stanno ai bordi della ferrovia, si sentono le giunture all’attraversamento di un ponte.

L’intensità musicale sale, possiamo avvertire l’esplosività nel momento in cui le caldaie vengono rifornite di carbone.

Nel rettilineo prima della stazione d’arrivo permette alla “macchina” di spingere al massimo, poi l’intensità si fa meno costante, il treno arriva a destinazione e come una leggera brezza si spegne lasciandoci una sensazione adrenalinica di immortalità emotiva.


(In alto Keith Emerson, sotto olio su tela di Luigi Russolo - Dinamismo di un treno, 1912)
A seguire la cover di Keith Emerson e la versione originale di Mead Lux Lewis.