sabato 27 febbraio 2016

Il dolore nascosto. Edgar Lee Master.


 Spoon River vista dal fotografo William Willinghton
Nell’immenso mondo fatto di contrastanti sensazioni ed emozioni qual è l’Antologia di Spoon River del poeta americano Edgar Lee Master ho voluto estrarre questo passo.

Andando oltre quello che è in effetti la struttura della sua ”Antologia” (ha voluto raccontare il pensiero e la vita di personaggi reali sotto forma di epitaffio, come se quelle ultime parole si presentassero in veste di testamento spirituale, perché solo nell'istante della dipartita l’uomo riesce ad esprimere ciò che pensa senza limiti e censure.

Staccandomi dal contesto vorrei proporre questa poesia e “viverla” per quello che ci trasmette.



Eugenia Todd

Nessuno di voi, passanti,

ha mai sofferto per un dente che sia un tormento continuo?

O una fitta nel fianco che non se ne vuole andare?

O un’escrescenza maligna che si gonfia sempre più?

In modo che anche nel sonno più profondo vi resta l’oscura coscienza o l’ombra del pensiero del dente, del fianco, del tumore?

Così un amore contrastato o un’ambizione frustrata o un errore che vi abbia sconvolto l’esistenza, irreparabilmente fino all’ultimo, come un dente o una fitta nel fianco, spunteranno nei sogni del vostro ultimo sonno finche la piena liberazione della sfera terrestre vi giunga come a chi si ridesti guarito e allegro al mattino!





La visione naturale dell’essere umano che considera maggiormente il dolore fisico, comprendendo gli stenti e le sofferenze altrui dimenticando o sottovalutando gli stessi, se non più intensi, dolori provati da chi è afflitto da pene psicologiche. Ci richiama alla sensibilità nel saper riconoscere e, giustamente considerare, i mali oscuri che affliggono la mente e lo spirito.


martedì 23 febbraio 2016

Il prezzo della civiltà industriale. Ritorno dalla fabrica, L.S. Lowry.


Autore:   L.S. (Lawrence Stephen) Lowry

Titolo dell’opera: Ritorno dalla fabbrica – 1930

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 42 cm x 52 cm

Ubicazione attuale:  Salford Museun and Art Gallery, Salford.
 
 
 

Una folla di operai abbandona il posto di lavoro, mestamente lascia la fabbrica e s’incammina sparpagliandosi in direzioni diverse alla ricerca di un’oasi per riposare dalle fatiche (fisiche e psichiche) della giornata.

La scena è ambientata a Salford, una cittadina inglese a pochi chilometri da Manchester. Lowry si ispira ai dark satanic mills  (cupi satanici opifici) nominati dal poeta William Blake con trasporto e simpatia. Ma il pittore non sembra altrettanto entusiasta, le tristi figure, che lui chiama gente fiammifero, non sembrano trasmettere ne gioia ne entusiasmo, anzi se ne tornano a casa chine sotto il peso di una stanchezza soprattutto mentale.

L’opera ci racconta della “vita” industriale dei primi anni del novecento nell’Inghilterra settentrionale, l’espansione delle fabbriche con annessi gli alloggi per gli operai. Zona ricca di cotonifici e file indistinte di case che ai giorni nostri sono relegati alla sfera dei ricordi.

I colori tenui dei personaggi e dei palazzi in primo piano addirittura scompaiono nelle costruzioni sullo sfondo, quasi che il  fumo nerastro che esce dalle ciminiere cancelli ogni sfumatura, lasciando il grigio dell’insalubre aria che avvolge la zona industriale.

In primo piano vediamo un prato con dei bambini, è l’unico scorcio che fa trasparire un accenno di vita sana all’aria aperta, un muro e una staccionata dividono la piccola striscia d’erba dalla strada trafficata dal via vai degli operai e da un unico mezzo di trasporto trainato da un cavallo.

Poco più in la iniziano le costruzioni, le prime sono di un lieve rosso, giallo e arancione ma tutto si ingrigisce filtrato dall’inquinamento che questa grande novità lavorativa ha portato con se.

Infatti se in basso vediamo un prato (vagamente) verde, salendo con lo sguardo arriviamo al nero del fumo, un percorso che ci indica qual è il prezzo da pagare con l’avanzare della civiltà industriale.

Lo stile di Lowry rimane grezzo ed assolutamente personale, i contemporanei non hanno praticamente nessuna influenza sulla sua pittura. Lavora come un comune impiagato per tutta la vita dedicandosi all’arte nel tempo libero.

Scoperto nel 1939 all’età di 52 anni riesce ad allestire la sua prima mostra personale subito dopo.

venerdì 19 febbraio 2016

Breve descrizione dei movimenti artistici, Scuola di Barbizon.


Dai primi anni dell’ottocento a metà dello stesso secolo, un piccolo villaggio ad una cinquantina di chilometri da Parigi diviene meta di molti artisti francesi.

Il piccolo centro si chiama Barbizon e si trova nei pressi della foresta di Fontainebleau. Distanti dalle tentazioni e dalle influenze della vita cittadina, gli artisti possono portarsi il cavalletto e fra gli alberi e l’erba della campagna dipingere all’aria aperta.

I soggetti preferiti sono i dolci paesaggi del luogo e la gente che lavora nei campi, dipinti con molta attenzione e con particolare attenzione agli effetti della luce sull’ambiente circostante.

Molti pittori della scuola di Barbizon sono stati dimenticati e molte scoperte dovute a loro sono state attribuite agli impressionisti che ne hanno sviluppato le tecniche innovative.

Alcuni artisti comunque hanno lasciato un segno indelebile, ricordiamo: Corot (nell’immagine, Il ponte di Mantes) Courbet, Daubigny, Miller e T. Rousseau.

(Le nozioni del testo sono tratte da : The art book)
 
 
 

lunedì 15 febbraio 2016

Il ratto di Proserpina, Gian Lorenzo Bernini.


Gian Lorenzo Bernini realizza questa favolosa opera all’età di 23 anni (tra il 1621 e il 1622) il Ratto di Proserpina è un lavoro commissionato dal cardinale Scipione Borghese suo primo mecenate per il quale aveva realizzato, qualche anno prima, il gruppo Enea e Anchise.

Ispirato al mito classico di Ovidio nelle Metamorfosi, è legato al ciclo delle stagioni. (in passato ho trattato il tema nella versione greca, Alla ricerca di Persefone).

Bernini racconta l’episodio al suo apice, Plutone padroneggia la scena in modo brutale, afferra Proserpina per la vita e la strappa al suo mondo.

Il viso della ninfa trasmette, vividi, i sentimenti di disperazione e paura ed è solcato da calde lacrime, cerca in ogni modo, anche se inutilmente, di sottrarsi alla violenza del dio che le ha strappato le vesti, ai piedi della coppia osserva la scena Cerbero, il cane-guardiano degli inferi.

L’abilità di Bernini nel modellare la materia si unisce alla capacità di “creare” scene con una forte componente teatrale, queste proprietà artistiche fuse tra loro permettono allo scultore di realizzare un autentico capolavoro.

L’osservatore è meravigliato e coinvolto emotivamente. I corpi dei protagonisti sono definiti con maestria ed estremo realismo, tutt’altro che comune soprattutto nella scultura.

La possente fisicità di Plutone è evidenziata dal gesto naturale senza apparente fatica di sollevare la giovane che fa il possibile per divincolarsi dalle braccia del rapitore.

Ma sono i particolari del corpo di Proserpina che ci  affascinano, il corpo in torsione, le braccia sollevate nel tentativo di aggrapparsi ad un ultima speranza di salvezza.

Voglio sottolineare un ultimo particolare, la forti mani di Plutone afferrano i fianchi della ninfa, qui si esprime l’incredibile talento dell’artista, le dita afferrano la giovane e la materia si trasforma, non si tratta più di una scultura marmorea ma di due corpi in carne ed ossa, come se la scena avvenisse sotto i nostri occhi.

Possiamo notare quanto sia affinato lo studio dei corpi in movimento e quale sia la qualità nel dare vita ai personaggi.

 

giovedì 11 febbraio 2016

Il viaggio onirico. Venere addormentata, Paul Delvaux.


Autore:   Paul Delvaux

Titolo dell’opera: Venere addormentata – 1944

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 173 cm x 199 cm

Ubicazione attuale:  Tate Gallery, Londra.
 


La luna illumina una città silenziosa e immersa in una dimensione onirica, Venere giace addormentata vegliata da uno scheletro e da un manichino d’alta sartoria, sulla destra l’unica figura che pare abbia vita e che sembra chiedere attenzione o in qualche modo richiama al risveglio la città stessa.
Venere giace completamente nuda di fronte allo scheletro, le gambe leggermente divaricate quasi a sognare la seduzione della morte. E’ questa controversa combinazione tra la bellezza femminile nel pieno della passione e del desiderio e l’orrore della morte a suscitare inquietanti sensazioni.
Alcune figure sullo sfondo sembrano immobilizzate nella disperazione di voler uscire da quello che si palesa come un incubo.
I palazzi con le imponenti colonne aumentano l’angoscia, il colonnato a sinistra è fortemente illuminato ma della luna si vede solo una piccola falce, la luce arriva da un’altra fonte, ma da dove? Dall’alto un cono luminoso ammanta la Venere addormentata, la luce è più tenue. Luci divine o presagi infausti?
A fare da cornice a questo mondo solitario e abbandonato vi è la catena di monti in lontananza, un muro che blocca qualsiasi tentativo di risveglio.
E’ un genere di rappresentazione caro ai surrealisti che dipingevano meravigliose immagini ispirate al subconscio e ai sogni in generale.
Delvaux arriva al surrealismo dopo essersi misurato con l’espressionismo e l’impressionismo, che incontra quando quest’ultimo ha già superato il suo momento di maggiore intensità.
Diventato famoso dopo la fine della seconda guerra mondiale Delvaux visita l’Italia nel 1939 e rimane affascinato dalle architetture di epoca romana, influenza che spicca in questo dipinto.

domenica 7 febbraio 2016

Breve descrizione dei movimenti artistici, il Romanticismo.


Movimento artistico che ha il suo apice tra la fine del settecento e l’inizio dell’ottocento e si espande velocemente dall’Europa agli Stati Uniti.

Difficile dare una definizione univoca al romanticismo, il fenomeno è così diversificato che comprende varie e differenti correnti.

I romantici danno spazio all’immaginazione, all’espressione dei sentimenti. Le opere di questi artisti raccontano l’amore, la paura, la desolazione e la malinconia. Si concentrano sulle emozioni umane poste davanti al vivere quotidiano, “narrano” del controverso sentimento umano nei confronti della morte, delle forze della natura, ma soprattutto spicca l’introspezione e il paragone che evidenzia l’infinita “piccolezza” umana di fronte all’universo.

Il movimento si spegne lentamente intorno alla metà del diciannovesimo secolo ma tendenze romantiche si riscontrano nelle opere di artisti del ventesimo secolo come l’espressionismo e il neoespressionismo.

Grandi artisti resi immortali da opere legate a questo movimento, oltre a Friedrich (nell’immagine “Due uomini al sorgere della luna”) e Turner, forse gli esponenti più in vista, ricordiamo: Martin, Etty, Goya, Constable, Allston e Gericault.


(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)


 
 
 
 

martedì 2 febbraio 2016

Il paesaggio o la propria rappresentazione, Richard Diebenkorn.


Autore:   Richard Diebenkorn

Titolo dell’opera: Ocean park n. 67 – 1973

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 254 cm x 205,5 cm

Ubicazione attuale:  Collezione privata
 
 
 
 

L’azzurro del mare, il verde delle colline, la luce del sole e la profondità del cielo, Diebenkorn costruisce, con una sorta di griglia dalle precise linee geometriche, il paesaggio di Ocean Park in California.
L’illusione di spazio viene rappresentata dal taglio in diagonale di tre linee, si ha la sensazione di guardare attraverso una finestra ma ciò che si vede, che si percepisce è un insieme di colori il cui significato è parzialmente svelato dal titolo.
Il dipinto è praticamente una composizione astratta e lascia all’osservatore la possibilità di interpretare l’insieme cromatico e geometrico, l’artista americano si limita a lasciare una traccia, il titolo del quadro, che appartiene ad una serie, rimane l’unico indizio che ci conduce al paesaggio delle coste  del pacifico.
Lo spirito dell’opera è evidentemente simile al prodotto dell'espressionismo astratto, movimento popolare negli anni cinquanta del novecento, corrente che ha fortemente influenzato i lavori di Diebenkorn.
L’atmosfera di grande tranquillità e di profondo misticismo del quadro si ritrova spesso nelle opere degli espressionisti astratti e in particolare in Mark Rothko, insieme al quale Diebenkorn insegnò alla Califonian School of Fine Arts di San Francisco dal 1947 al 1950.