martedì 13 settembre 2016

Pietas, Jan Fabre. Nell'omaggio a Michelangelo un''introspezione spirituale.

“Sono figlio di un comunista della classe povera e di una borghese fervente cattolica, sono stato battezzato ma non si poteva andare in chiesa. Mio padre non voleva sentire parlare di preghiere ma mia mamma la sera dopo cena mi leggeva brani della bibbia. Sono sempre stato particolarmente legato al pensiero religioso e l’ho sempre affrontato con grande curiosità e con assoluto rispetto”

Jan Fabre




Dal 1 giugno al 16 ottobre 2011, alla Nuova scuola di Santa Maria della misericordia a Venezia, Jan Fabre presenta un’opera che immancabilmente fa discutere.

Siamo nell’orbita della Biennale d’Arte nella città lagunare, Fabre rielabora la celebre opera di Michelangelo raffigurando la Madonna con un teschio e sostituendo la figura di Cristo con la propria persona, descrive se stesso in abiti eleganti e in stato di morte. Il corpo dell’artista è già in avanzato stato di decomposizione, ed è cosparso di insetti, farfalle e lumache, (animali che appaiono in modo ricorrente nelle sue opere e che mostrano la passione e gli studi di entomologia.

Nella mano destra abbandonata sul fianco trattiene, senza stringerlo, un cervello, simbolo del distacco della mente dal corpo.

L’opera, tacciata addirittura di blasfemia, è una complessa installazione. Per arrivare al Sogno compassionevole (Pietà V) si deve percorrere un “viaggio” su una pedana dorata che rappresenta il cammino ultraterreno.



Sogno compassionevole (Pietà V)
 

Ci troviamo davanti a quattro sculture in marmo duro (La Pietà V è ricavata da un blocco di marmo di Carrara) che rappresentano i simboli del contatto tra l’uomo e la sfera ultraterrena.

Il primo incontro è Strumenti di pietà terroristica (Pietà I) La rappresentazione della croce di chiodi una visione pagana della religione (come afferma l’autore) che rimane lontana dalla spiritualità.



Strumenti di pietà terroristica (Pietà I)
 

Il secondo incontro è “Tomba vivente (Pietà II) la trinità è composta dalla croce avvolta dall’edera e una piccola chiocciola collocata sulla parte bassa del cervello. Qui viene rappresentata la visione cristiano-cattolica.


Tomba vivente (Pietà II)

Il terzo incontro, “Fontana della vita imitante la forma e lo stile della miniatura (Pietà III) incrocia il cervello con un bonsai, chiaro riferimento allo scintoismo giapponese.


Fontana della vita imitante la forma e lo stile della miniatura (Pietà III)
 

Il quarto simbolo è “Ascesa delle pietre oracolari (Pietà IV) mostra il cervello e quattro tartarughe rovesciate, che simboleggiano la religiosità indiana, cinese e della Grecia antica.

Ascesa delle pietre oracolari (Pietà IV)
 

Questo percorso porta all’opera più importante che, a detta dell’artista fiammingo, non vuole essere una provocazione ma che rappresenta il confronto e lo scontro tra la bellezza e lo spirito. L’immagine che appare fortemente controversa mostra l’atto naturale di una madre che è disposta a sacrificarsi pur di sostituirsi al figlio morto, il più grande gesto d’amore.



 
 

2 commenti:

  1. Risposte
    1. Ciao Marina, un'opera che lascia spazio ad infinite interpretazioni.
      Un percorso spirituale che ognuno può affrontare in modo assolutamente personale.
      Grazie, buona serata.

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