martedì 23 febbraio 2016

Il prezzo della civiltà industriale. Ritorno dalla fabrica, L.S. Lowry.


Autore:   L.S. (Lawrence Stephen) Lowry

Titolo dell’opera: Ritorno dalla fabbrica – 1930

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 42 cm x 52 cm

Ubicazione attuale:  Salford Museun and Art Gallery, Salford.
 
 
 

Una folla di operai abbandona il posto di lavoro, mestamente lascia la fabbrica e s’incammina sparpagliandosi in direzioni diverse alla ricerca di un’oasi per riposare dalle fatiche (fisiche e psichiche) della giornata.

La scena è ambientata a Salford, una cittadina inglese a pochi chilometri da Manchester. Lowry si ispira ai dark satanic mills  (cupi satanici opifici) nominati dal poeta William Blake con trasporto e simpatia. Ma il pittore non sembra altrettanto entusiasta, le tristi figure, che lui chiama gente fiammifero, non sembrano trasmettere ne gioia ne entusiasmo, anzi se ne tornano a casa chine sotto il peso di una stanchezza soprattutto mentale.

L’opera ci racconta della “vita” industriale dei primi anni del novecento nell’Inghilterra settentrionale, l’espansione delle fabbriche con annessi gli alloggi per gli operai. Zona ricca di cotonifici e file indistinte di case che ai giorni nostri sono relegati alla sfera dei ricordi.

I colori tenui dei personaggi e dei palazzi in primo piano addirittura scompaiono nelle costruzioni sullo sfondo, quasi che il  fumo nerastro che esce dalle ciminiere cancelli ogni sfumatura, lasciando il grigio dell’insalubre aria che avvolge la zona industriale.

In primo piano vediamo un prato con dei bambini, è l’unico scorcio che fa trasparire un accenno di vita sana all’aria aperta, un muro e una staccionata dividono la piccola striscia d’erba dalla strada trafficata dal via vai degli operai e da un unico mezzo di trasporto trainato da un cavallo.

Poco più in la iniziano le costruzioni, le prime sono di un lieve rosso, giallo e arancione ma tutto si ingrigisce filtrato dall’inquinamento che questa grande novità lavorativa ha portato con se.

Infatti se in basso vediamo un prato (vagamente) verde, salendo con lo sguardo arriviamo al nero del fumo, un percorso che ci indica qual è il prezzo da pagare con l’avanzare della civiltà industriale.

Lo stile di Lowry rimane grezzo ed assolutamente personale, i contemporanei non hanno praticamente nessuna influenza sulla sua pittura. Lavora come un comune impiagato per tutta la vita dedicandosi all’arte nel tempo libero.

Scoperto nel 1939 all’età di 52 anni riesce ad allestire la sua prima mostra personale subito dopo.

8 commenti:

  1. Caro Romualdo, provo anche questa volta a dire la mia opinione sull'opera d'arte che qui proponi. La prima cosa che mi è saltata agli occhi è la precisione di Lowry nel delineare le case e gli altri soggetti. Quelle figure che escono dalle fabbriche, curve sotto la fatica, sembrano proprio dei fiammiferi,(aggiungerei già stati "fregati"). Mi colpiscono poi quel muro e quella staccionata che separano il lavoro dal resto del mondo,qui l'autore sottolinea la netta differenza nel vivere i due momenti della vita. Per concludere mi chiedo: L'espansione della vita industriale nei primi anni del Novecento, è stata vista da Lowry come una "conquista" oppure no?
    Grazie ciao. G.Piera

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    1. Ciao GianPiera, interessante la tua lettura e mi piace sottolineare quei fiammiferi "fregati", che rappresenta perfettamente la condizione degli operai delle fabbriche (e non solo) di quel periodo. Anche se in altre forme ci riporta al mondo del lavoro di oggi.
      Lowri non si è mai schierato apertamente contro l'avanzare dell'industria e delle sue grigie cattedrali, ma nei suoi dipinti ci mostra uno spaccato triste, malinconico e spesso ai margini della vita degli operai, il che fa pensare che non ne fosse particolarmente affascinato.
      Grazie a te, buona serata.

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  2. Grazie per questo post..un artista stupendo , una consapevolezza notevole e un effetto che esprime perfettamente la tristezza della situazione...per me è un grande. Confermo ovviamente in pieno il tuo commento

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    1. Ciao Marina, grazie per la fiducia, in effetti Lowry rappresenta chiaramente uno stato d'animo tutt'altro che allegro e gioioso, in quest'opera non ci sono molte tracce di felicità, una schietta descrizione della realtà.
      Ti auguro una felice serata, a presto.

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  3. Nonostante tutto trovo piacevole guardare questa immagine, non solo perchè è bella o fatta bene ma, probabilmente, anche perchè potrebbe essere un'illustrazione di un libro dove, scena dopo scena, si potrebbe anche giungere alla serenità!

    P.S. vieni a trovarmi sul blog, c'è una nuova tecnica da scoprire, non ricordo se ne hai mai parlato, magari t'incuriosirà!

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    1. Ciao Anna, la tua lettura più "a lieto fine", non mi dispiace, la gente torna a casa dopo una giornata di lavoro e ritrova il calore della propria famiglia, potrebbe essere un'altra variante.
      Grazie ottima intuizione, buona serata.

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  4. Scelta originale, questa di Lowry, che, confesso, non conoscevo ancora. Ottima come sempre la tua recensione. Un caro saluto.

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    1. Ciao Silvana, in effetti non manca l'originalità a questo artista, come sottolineavo la sua pittura non ha subito le influenze artistiche del suo tempo e questo gli ha permesso di seguire un percorso personalissimo e, come dici tu, originale.
      Grazie per le tue parole, contraccambio con piacere il saluto, a presto.

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