giovedì 30 aprile 2015

Introspezione in blu, Yves Klein.


Autore:   Yves Klein

Titolo dell’opera:   IKB 79 – 1959 ca.

Tecnica:   Pigmento e resina sintetica su tela

Dimensioni:   140 cm x 119,5 cm

Ubicazione attuale:   Tate Gallery, Londra.





Il titolo dell’opera è un acronimo (International Klein Blue) ed è il nome del colore creato e brevettato dall’artista stesso, a base di resine sintetiche e pigmenti blu.

Il blu appare nella maggior parte dei dipinti di Klein, in colore che ha sempre definito “il più significativo per la mia vita artistica e non”, un colore in grado di esprimere una sensazione di forte spiritualità e libertà, peculiarità, queste, delle sue opere.

L’obbiettivo e, di conseguenza, l’effettiva forza del dipinto sta nella capacità di arrivare al cuore dell’osservatore e incoraggiarne la meditazione.

Klein viene considerato uno degli artisti di maggior influenza nel dopoguerra, è la figura più importante del Noveau Realisme, la derivazione francese del movimento New Dada, che suscita grande interesse negli Stati Uniti, il fine di questa espressione artistica è quello di creare un’arte di diretta espressività con fortissimi accenni provocatori.

Tra i suoi lavori troviamo dipinti deliberatamente bruciati e danneggiati, famosa la serie di “antropometrie”, corpi di modelle dipinte con il suo famoso blu e trascinate sulla tela per lasciare un’impronta, tutto questo sotto l’attenta direzione di Klein e con, in sottofondo, l’accompagnamento di una sinfonia composta dal pittore stesso.

Klein muore nel 1962 per un attacco di cuore a soli 34 anni, se ne va il giovane uomo, resta nella storia il grande artista.
 
 

domenica 26 aprile 2015

La culla, Berthe Morisot.


Autore:   Berthe Morisot

Titolo dell’opera:  La culla – 1872

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 56 cm x 46 cm

Ubicazione attuale: Musèe d’Orsay,  Parigi.





Esposto alla prima mostra impressionista del 1874, quest’opera è contestata duramente da critica e pubblico, subisce ulteriori attacchi anche dai giornali, ma la Morisot, come i suoi compagni d’arte, non s’arrende, anzi, porta avanti la sua idea di pittura che la consacrerà come una delle più grandi pittrici della modernità.

Questo dipinto evoca la dolcezza e l’unione indissolubile della maternità, l’intesa naturale tra la madre e la piccola figlia.

La giovane donna pare ammaliata dalla piccina che dorme e traspare una serena e gioiosa pace.
Il velo che lascia trasparire la bambina occupa gran parte del quadro, ma non nasconde le protagoniste dello stesso e fa da cornice alla deliziosa coppia.

La madre (a posare è la sorella della pittrice, Edma) mentre osserva la neonata, giocherella con un lembo del velo, da notare il braccio piegato con la mano appoggiata al viso per entrambe le figure, un segno evidente della grande affinità psicologica che lega madre e figlia.
Nella vita artistica della Morisot appare evidente l’influenza di Manet, sia nello stile che nella tecnica, ma soprattutto per come riesce ad estrapolare il profilo psicologico dei personaggi raffigurati nei vari ritratti.


mercoledì 22 aprile 2015

L'alfabeto del paesaggio, Lem Jones,Charles Joseph Hullmandel


Charles Joseph Hullmandel, personaggio chiave per l’evoluzione della litografia britannica, migliora in modo decisivo il processo litografico inventato appena una ventina d’anni prima (conosciuto allora con il nome di “stampa chimica su pietra”) e che sta conoscendo in quel periodo una veloce diffusione grazie ad un incessante serie di miglioramenti a cui Hullmandel ha contribuito in modo decisivo.

Il metodo sviluppato dall’artista  londinese consente una resa ottimale anche per i colori tenui permettendo di esprimere varie sfumature con esiti allora possibili solo con l’acquarello.

Tutto questo permette a Hullmandel di stampare opere di quella che viene definita “pittura paesaggistica romantica” che vive in quegli anni grande fama grazie ad artisti come William Turner.

Voglio concentrarmi su quelli che sono conosciuti come “The Landscape Alphabet”, 26 stampe che riproducono le lettere dell’alfabeto e dove dentro ad ognuna, l'artista britannico Lem Jones crea un paesaggio tanto espressivo quanto dettagliato e fantasioso.

Lo stile “romantico” ci mostra paesaggi tipici dell’Inghilterra di inizio ottocento, paesaggi comuni ma di grande effetto, grandi alberi, maestose scogliere, scorci di campagna con la presenza di animali e di figure umane, rocche diroccate e mari in tempesta, tutti con un’aura di favolosa magia.

Le opere di Jones elaborate e stampate di Hullmandel sono l'ennesima evoluzione di un concetto artistico sempre pronto a misurarsi con se stesso.

Questa serie di opere è esposta al British Museum di Londra.






















































sabato 18 aprile 2015

Meravigliose scene di vita quotidiana, Martin Bulinya


Autore:   Martin Bulinya
 
Titolo dell’opera:   Mercato Maasai

Tecnica:   Acrilico e inchiostro su tela

Dimensione:   92 x 46 cm

Ubicazione attuale:   Collezione privata

 
 
 

I colori intensi, le linee dettagliate in un paesaggio quasi da favola, Bulinya a prima vista sembra costruire una caricatura della vita quotidiana del popolo Masai. (o Maasai nell'idioma locale)
Ma altro non è che la meravigliosa cronaca di un giorno qualunque nei territori tra Kenia e Tanzania.
Il pittore di Eldoret  cattura la gioia di vivere e la grande magia di questo popolo, lo fa dipingendo uno scorcio di un mercato, i vasi e i cesti ricolmi di cibarie sembrano adagiati sulla riva di un corso d’acqua.
Alcune persone sono impegnate a discutere della compravendita della merce, altre a scegliere cosa acquistare, altre ancora si allontanano dopo aver acquistato ciò di cui avevano bisogno e si nota la tradizionale ed elegante figura che trasporta il tutto dentro un cesto posto sopra la testa.
Le meravigliose sfumature di colore coprono il terreno che si allunga fino alle piccole ed ordinate capanne in lontananza, gli alberi completano la sensazione di serenità e pace interiore che il piccolo villaggio e i suoi abitanti riescono a trasmettere all’osservatore.
Le piccole costruzioni di paglia tagliano l’orizzonte che, come per magia, fonde la terra con il cielo, ed è proprio l’effetto cromatico di quest’ultimo - che va dalla sfumatura più cupa a sinistra fino ad un bellissimo scorcio di azzurro in lontananza- che da al dipinto un fascino che solo queste terre e questi popoli riescono, nell’assoluta semplicità, ad esprimere.

 

martedì 14 aprile 2015

Se la fotografia diviene poesia...Guido Harari.


"Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido. So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento. Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi. Considero Guido un amico, non un semplice fotografo".
Lou Reed


Voglio parlare di un grande artista; Guido Harari, fotografo e critico musicale di fama mondiale. Lo faccio con poche parole lasciando alle immagini il compito di raccontarne la grandezza e la poesia. 

Ha collaborato, e lo fa tutt’ora, con i più grandi musicisti, per il quale ha firmato un numero illimitato di copertine di dischi, tra i tanti: Paul McCartney, Bob Dylan, Frank Zappa, David Crosby, B.B. King, Ligabue, Mia Martini, Simple Minds, Paolo Conte, Andrea Bocelli, Angelo Branduardi, Peeter Gabriel, Luciano Pavarotti, Kate Bush, lo stesso Lou Reed e molti altri.

Famosissimo il reportage della tournee di Fabrizio de Andrè con la PFM.

Non potendo, per motivi di spazio, mostrare tutti, o solo alcuni, dei tanti  scatti dedicati ai mostri sacri della musica mondiale , mi soffermo su questi stupendi lavori che ritraggono Lou Reed in compagnia della compagna degli ultimi anni della sua vita, Laurie Anderson, che lo ha accompagnato dal 1992 (dal 2008 ne diviene la moglie) fino al 2013 l’anno della scomparsa di Lou.

Co questi scatti Harari ci svela la profondità dell’anima della coppia, un’intimità e complicità che traspaiono da queste immagini che nella loro apparente semplicità svelano l’essere interiore dei due artisti, mettendo in secondo piano il personaggio, e lasciando il proscenio alla “persona”, all’essere semplicemente uomo e donna che fondono la loro unicità in una grande espressione di “vita”.






 

venerdì 10 aprile 2015

La notte solitaria di Lèon Spilliaert.




Lèon Spilliaert
- Spiaggia sotto la luna, 1908 -  Inchiostro, acquarelli e matita su carta - cm 50 cm x 65 - Collezione privata

Le linee forti e le ampie strisce di colore possono, a prima vista, dare l’impressione di un’opera astratta.

Osservando con attenzione tuttavia, appare con chiarezza l’immagine di una spiaggia illuminata dalla luna. Una luce pallida e diffusa illumina le onde che morbidamente si adagiano sulla spiaggia.

Analogamente, i colori – che ad una prima occhiata appaiono limitati – si rivelano più ricchi non appena l’occhio coglie le sfumature cromatiche, e spicca in alto il bianco della luna che sorge.

Il pittore invece di descrivere la scena in modo realistico, vuole rendere l’effetto della luce lunare sul paesaggio, cogliendo così in modo perfetto l’atmosfera di questa notte solitaria.

Nato a Ostenda, dove ha dipinto gran parte delle sue opere, Spilliaert è noto per i suoi paesaggi spettrali e incantati, privi totalmente di figure umane, realizzati con estrema sobrietà di forme.

 

lunedì 6 aprile 2015

L'inizio dell'impressionismo, Claude Monet.


Autore: Claude Monet

Titolo dell’opera: Impression soleil levant – 1872

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 48 cm x 63 cm

Ubicazione attuale: Musèe Marmottan Monet, Parigi.





«Non sono un gran pittore, né un gran poeta; so soltanto che faccio quel che penso per esprimere quel che provo»
Claude Monet

 

Tutti, o quasi, conoscono questo dipinto, l’opera che ha ufficialmente dato inizio all’epoca impressionista.

Il titolo di quello che diventerà il manifesto della nascente corrente artistica, viene "manipolato" dal critico Louis Leroy che, con intento dispregiativo, definisce nel 1874, alla prima mostra indipendente impressionista (non ancora noti con questo nome) “L’esposizione degli impressionisti” non lesinando critiche e sarcasmo verso i “rivoluzionari” artisti.

Allora non ci si rendeva conto dell’importanza di questa e delle successive opere, in quegli anni si metteva in moto un’autentica rivoluzione che porterà l’arte ad “esplodere” e a dirigersi in tante direzioni portando alla luce quella che verrà poi definita l’arte moderna, proprio per questo motivo questo dipinto di Monet è la pietra miliare, la base, il fondamento della pittura che conosciamo ai nostri giorni.

Monet in questo quadro ci mostra due sole cose, anche se parzialmente, definite, l’imbarcazione in primo piano e, naturalmente, il sole che innalzandosi dall’orizzonte riflette la luce nelle acque del porto di Le Havre.

Sullo sfondo appaiono sfumate alcune imbarcazioni e lontano la sagoma della terraferma, si notano anche delle ciminiere che rilasciano dei fumi che si aggiungono alla foschia che colora di un intenso giallo-arancio l’astro “principe” del sistema solare.

Ci sono alcune discussioni sul fatto che questo sia veramente il dipinto esposto alla mostra del 1874, pare che Monet abbia fatto un’altra copia per il museo parigino e che la prima opera sia parte di una collezione privata. Chi sostiene questo sottolinea il fatto che il sole di colore arancione stia per tramontare, ma la prospettiva, la direzione dello sguardo del pittore ci dice che alle spalle del porto il sole poteva solamente sorgere e che avrebbe dovuto tramontare alle spalle dell’artista intento a dipingere.

giovedì 2 aprile 2015

Salita al calvario, Bosch.


Autore:   Hieronymus Bosch (attribuito anche ad un seguace di Bosch)


Titolo dell’opera:   Salita al Calvario (o Cristo portacroce)– 1503-04 (altre fonti datano 1510-25)


Tecnica:   Olio su tela


Dimensione:   50x40 cm 

Ubicazione attuale:   Musèe des Beaux-Art, Gand





Attorno a Cristo si affollano personaggi tetri, inquietanti, il male solitamente rappresentato, più o meno in modo velato, da simboli e allusioni, qui viene incarnato dagli esseri umani.

La fisionomia appare deforme, quasi diabolica, grossi nasi aquilini, occhi infossati, bocche sdentate e ghigni malvagi, emergono dall’oscurità dello sfondo. Scintillano i copricapo colorati  che non lasciano il minimo spazio nella tela.

Bosch dipinge la scena dando all’insieme un moto centrifugo, il gorgo segue la disposizione dei diciannove volti induriti dall’avidità e malvagità fino a placarsi nel viso sereno e pacifico di Gesù.

Le mani che si afferrano la croce in alto a sinistra e che danno inizio alla spirale, ci danno la speranza, nonostante tutto il male che circonda la figura del Cristo c’è qualcuno che si aggrappa alla speranza di redenzione.

Le fisionomie del dipinto ci mostrano attinenze con gli studi delle teste e dei volti di Leonardo.