martedì 28 ottobre 2014

William Hogarth, La carriera di un libertino.


La parabola discendente di un arrampicatore sociale, otto tele ospitate dal 1802 al Soane’s Museum di Londra. Sir John Soane le acquista, versando al precedente proprietario la cifra di 598 sterline e 10 scellini, quasi cento sterline in meno di quanto aveva pagato il precedente e pentitissimo proprietario.
Autoritratto con cane
Prima ancora le tele erano state acquistate dal sindaco di Londra, Lord Beckford, direttamente presso il pittore.
E’ difficile trovare un parallelo nella pittura “continentale” nello stesso periodo per lo stile di Hogarth: narrativo e mordente, ironico, didascalico soprattutto libero ed indipendente da qualsiasi suggestione, pregiudizio o modello.

Amante del teatro, amico e ritrattista di registi, impresari e celebri attori, il pittore inglese impagina una vera sceneggiatura, dotando i personaggi principali di un nome e di una personalità ben riconoscibile, entro ambienti carichi di riferimenti espliciti o sottilmente allusivi.

Un materiale scenico che Stravinskij ha “tradotto” nel libretto per l’opera lirica che porta lo stesso nome della serie pittorica.
 
 

 

Nella prima scena (L’eredità) si conosce il protagonista, Tom Rakewell rimasto orfano dall’avarissimo padre. I dettagli della stanza evidenziano la grettezza del defunto. Mentre un sarto prende le misure al giovane ereditiero e un contabile sgraffigna qualche soldo, sulla porta compare la giovane Sarah Young accompagnata dalla madre. Tom ha messo incinta Sarah, con gesto impacciato offre alla ragazza una manciata di monete come risarcimento.
 
 
 
Nel secondo episodio (La sveglia) Tom è impegnato nei numerosi incontri che la vita mondana del giovane gentiluomo impone. Il maestro di musica esegue al clavicembalo la sua ultima opera, due maestri d’arme illustrano i propri servigi mentre un maestro di danza avanza sulle punte. Il giovane sembra confabulare con un minaccioso uomo armato accanto al quale si nota un uomo che soffia in un corno da caccia mentre ai piedi di Tom un fantino con tanto di frusta. E’ un teatrino dall’effetto comico ma anche amaro: con tutti questi figuri che offrono sevizi, le sostanze del libertino evaporano in fretta.
 
 
 
 
Nel terzo episodio (La taverna) il libertino reduce da una rissa, siede scompostamente. Si occupano di lui due prostitute che non perdono l’occasione di rubargli l’orologio, in un ambiente  squallido una coppia amoreggia e c’è chi beve, sputa e si scambia battute. Accanto alla porta una ragazza incinta intona una canzone.
 
 
 
 
Nel quarto episodio (L’arresto) compare sullo sfondo il palazzo di Saint James, residenza reale, dove il libertino si reca per l’udienza del compleanno della regina. Il giorno è deducibile dal gallese sulla destra con un porro sul cappello: segno che è la ricorrenza della festa nazionale, il primo marzo. Due magistrati individuano Tom e lo arrestano per insolvenza, scoperchiando la portantina. A nulla vale l’intervento di Sarah Young.
 
 
 
 
Siamo al quinto episodio (Il matrimonio). Per rimpolpare le finanze Tom contrae un matrimonio d’interesse. Davanti ad un imbolsito celebrante il libertino infila l’anello nuziale al dito di una vecchia inghirlandata, occhieggiando la graziosa cameriera. Mentre due cagnolini mimano la scena (uno è Trump amatissimo cagnolino di Hogarth), sullo sfondo si vedono Sarah Young e la madre che cercano di impedire il matrimonio ma vengono respinte dalla custode.
 
 
 
Nel sesto quadro (La bisca) la sala da gioco mostra una galleria di visi e gesti “abbruttiti” dal vizio. Il libertino in ginocchio impreca contro la malasorte, ma nessuno s’accorge della catastrofe imminente, infatti sul fondo si nota il fumo causato dall’incendio che distrugge il locale.
 
 
 
 
Nella settima tela (La prigione) Tom è in carcere per i debiti contratti con il gioco: con lo sguardo terrorizzato e gli occhi fuori dalle orbite, deve anche sopportare gli urli della vecchia moglie. Sarah Young sviene alla vista dell’antico seduttore.
 
 
 
 
Siamo all’ultimo atto (Il manicomio). Tom si rotola a terra quasi nudo mentre due infermieri cercano di bloccarlo, si notano legacci ai polsi e alle caviglie. Due dame visitano i folli come un passatempo divertente: il loro terribile sorriso è il passaggio più disumano di tutta la serie.

 

sabato 25 ottobre 2014

La donna vera, Enrico Ruggeri.


Testo di grande impatto purtroppo accompagnato da una musica poco affine all’argomento, in particolare le versioni dello stesso Ruggeri risultano slegate e arrangiate in modo approssimativo.

Sono stati incisi brani la cui melodia accompagna in modo quanto meno adeguato quello che è il vero e unico motivo di questo post, il testo.

Vladimir-Volegov - Donna che legge (1970)
Ruggeri sottolinea quelli che
sono i requisiti, i pregi della donna ideale, indipendentemente dall’aspetto fisico, L’impatto visivo non centra, l’ideale femminile lambisce la perfezione, cercata fino all’eccesso, una donna che ti accompagna, ti segue e si fa guidare.
Ma Ruggeri poi racconta la sacrosanta verità, per ambire alla perfezione bisogna “essere” il più vicino possibile alla stessa, se uno vuole al proprio fianco una donna “vera” deve garantire le stesse qualità, che quasi sempre non ci sono.

Per aspirare all’eccellenza bisogna allo stesso tempo eccellere, e forse anche qualcosa di più.

La donna vera.
Cayetano De Arquee Buigas -Catherine La Rose (1933)
La donna vera non ti fa spiegare
quello che c'è che non va.
La donna vera non ti fa ricordare
e non offende la tua dignità.
La donna vera non si vendica,
se necessario dimentica.
La donna vera non ti compera
facendoti morire, facendosi seguire.

La donna vera non ti fa del male
per ottenere potere.
La donna vera non si mette a giocare
per poter farti cadere
La donna vera non si libera:
lei è già libera con te.
La donna vera non recrimina;
ti tiene per la mano e parla molto piano.

Ma un donna così merita tanto,
non può vivere con mezzo uomo accanto,
non può vivere soltanto di parole,
non può credere a chi non sa cosa vuole,
non può stare con chi pensa per se,
non può stare con me.

La donna vera non si fa aspettare
per darti tutto il suo amore.
La donna vera ti farà passare
ogni profondo dolore.
La donna vera ti dà l'anima
e se ti guarda si illumina.
La donna vera non si sente mai
ma è sempre lì vicino, è sempre più vicino.

Ma un donna così merita tanto,
non può vivere con mezzo uomo accanto,
non può vivere soltanto di parole,
non può credere a chi non sa cosa vuole,
non può stare con chi pensa per se,
non può stare con me.
 

martedì 21 ottobre 2014

Taci oppure dì cose migliori del silenzio, Salvator Rosa.


Autore: Salvator Rosa

Titolo dell’opera: Autoritratto – 1640

Tecnica: olio su tela

Dimensioni: 116 cm x 94 cm

Ubicazione attuale: National Gallery di Londra

 
 

L’espressione triste e sdegnosa quasi che l’artista voglia ammonirci. La tavoletta che tiene in mano riporta infatti la frase “Aut tace aut loquele meliora silentio” (Taci oppure dì cose migliori del silenzio).
Il severo messaggio contenuto nel cupo dipinto è accentuato dall’abbigliamento del personaggio, che gli da un’aria quasi sinistra; mentre lo strano cielo senza orizzonte sembra sollevarlo sopra di noi.
Rosa è fortemente attratto dal crudo realismo di Jusepe de Ribera, che si stabilisce a Napoli nel 1616.

Il suo personale , e molto ammirato, spirito “selvaggio”, che appare evidente anche nei paesaggi più poetici, esercita un influsso fondamentale sui paesaggisti romantici del tardo settecento e del ottocento.
Oltre alla pittura Rosa è stato un incisore di ottimo livello e si è cimentato anche nell’arte della poesia, del teatro e della musica.

sabato 18 ottobre 2014

Uno scatto, per fare la storia. Stuart Franklin

“Alla fine di maggio del 1989, in viaggio verso Pechino, Stuart Franklin comprò un teleobiettivo catadiottrico all'aeroporto di Dubai. La sua agenzia, la Magnum, lo aveva spedito in fretta e furia a coprire le proteste di piazza Tiananmen. Qualche giorno più tardi, il 5 giugno, quell'obiettivo gli tornò assai utile quando si ritrovò a scattare dalle finestre del Beijing Hotel, insieme con il collega Charlie Cole, le foto che sarebbero diventate il simbolo della più vasta protesta nella storia della Cina comunista: quelle di un uomo solo che fronteggia a una colonna di carri armati T59 in Piazza Tienanmen.




 
 
Abbiamo chiesto a Franklin di raccontarci quegli storici eventi di cui fu testimone e di cosa significano per lui oggi.

ALEXA KEEFE:
L'immagine dell'uomo di fronte ai carri armati fu scattata il giorno dopo la massiccia reazione dell'esercito, durante la quale un numero imprecisato di manifestanti furono uccisi e feriti. Cosa provavi in quei momenti?

STUART  FRANKLIN:
Soprattutto un gran senso di impotenza. Quello che avrei davvero voluto fare sarebbe stato uscire dall'albergo e andare negli ospedali per avere le dimensioni di quello che era successo la sera prima. Il fatto di non poter lasciare l'albergo era estremamente frustrante. 
Nella mia mente avevo ancora le immagini incancellabili dei civili cechi davanti ai carri armati sovietici che entravano a Praga nel 1968. Ma io non ero lì davanti, stavo guardando da un balcone attraverso un potente teleobiettivo.
 
Quello che ha reso quell'immagine così celebre e simbolica non sono le mie capacità come fotografo, ma il filmato televisivo che fece il giro del mondo: quell'uomo stava quasi ballando davanti al mezzo corazzato, e fu questo a catturare l'immaginazione collettiva. La fotografia che io e pochi altri riuscimmo a scattare fu una specie di souvenir - una sorta di fermo immagine - di quel filmato.”

                                                                                        ( testo: National Geographic . it )
 

martedì 14 ottobre 2014

L'eccellenza italiana nel mondo, Arnaldo Pomodoro.



New York

« Tutto è stato mercificato. La gente con i soldi vuole comprare l'arte mentre l'arte non si compra »
 (Selezione del Reader's Digest, marzo 2002) 

Non sono un appassionato ne tantomeno un esperto di scultura, ma sono da sempre incantato dalle opere di questo grande artista.


Arnaldo Pomodoro uno dei più grandi scultori italiani noto ed apprezzato all’estero.


Teheran
Nato a Morciano di Romagna il 23 giugno del 1926, fratello dell'architetto Giò (Giorgio) Pomodoro, è famoso soprattutto per le sfere in bronzo, opere che adornano piazze e fontane in moltissime città nel mondo tra cui Roma, Pesaro, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles e Dublino oltre al cortile dei Musei Vaticani e nei maggiori musei mondiali nonché al Cremlino e al Palazzo delle Nazioni Unite.

Le sfere hanno la caratteristica di scomporsi, il contrasto tra la superficie levigata e perfetta e il complesso meccanismo interno che permette all’osservatore tramite le “rotture” di cercare e scoprire l’anima della scultura.

Non ho la competenza di poter argomentare tali opere, rimane solo il desiderio di condividerle con chi apprezza questo tipo di arte (magari qualcuno come me si può appassionare dopo averle ammirate una prima volta) e testimoniare l’eccellenza italiana nel mondo.
Pesaro
Sede delle Nazioni Unite
Roma
Musei Vaticani
Dublino ( di fronte al Trinity College
New York, Guggenheim Museum
Hirshhorn Museum and Sculpture Garden Washington




venerdì 10 ottobre 2014

Un post senza senso, Ivan Graziani vs Clive Cussler



"Le scarpe da tennis bianche e blu, seni pesanti e labbra rosse e la giacca a vento. Marta io ti ricordo così il tuo sorriso e i tuoi capelli, fermi come il lago".

Ivan Graziani – Lugano addio







"Era sulla trentina e portava un bikini rosso, la metà inferiore incominciava cinque centimetri sotto l'ombelico. Sembrava fatto di raso e aderiva al corpo come una seconda pelle. Il fisico della donna era un'incantevole combinazione di grazia e di solidità: il ventre liscio e piatto, i seni perfetti, non troppo piccoli e non troppo grandi, la pelle chiara. Le gambe erano lunghe ... i lineamenti possedevano la bellezza e il mistero d'una statua greca".
Clive Cussler – Enigma

 

C’è chi racconta la vita per quello che è (Graziani) e chi va avanti a suon di stereotipi e cliché (Cussler).

Non infastidisce tanto la presenza di una bella donna, quanto il fatto che le protagoniste dei romanzi di Cussler sono descritte sempre allo stesso modo, trenta-quarantenni con il fisico di una diciottenne palestrata, una presenza mozzafiato, un’intelligenza superiore, un coraggio senza pari, una sorta di cyber-woman.

Ivan Graziani al contrario ci accompagna nel viaggio di tutti i giorni dove incontriamo gente normale, donne normali con pregi e difetti ma con un’anima. Queste donne le troviamo sul treno, al supermercato, le incrociamo per strada e magari ... in riva ad un lago.

A chi ha avuto la pazienza di seguire questo mio sproloquio, dedico questo bellissimo brano da cui è tratta la frase di Ivan Graziani. Buon ascolto.



 

martedì 7 ottobre 2014

Parigi, gli impressionisti e la nascita della pittura moderna. (seconda parte)

Edouard Monet - ritratto di Berthe Morisot
(segue da: prima parte)

La nuova concezione pittorica è l’eredità più importante degli impressionisti e sarà recepita in maniera diversa dalle singole correnti postimpressioniste.

I puntinisti scompongono i colori negli elementi fondamentali, e invece di fonderli sulla tavolozza li dispongono sulla tela a piccole macchie separate, lasciando che sia l’occhio dell’osservatore ad accostare i toni.

I fauve e insieme a loro gli espressionisti, usano tinte accese, vibranti, cariche di luce intensa, che saranno utilizzate dalla pittura astratta. I nabis insistono sui valori simbolici e decorativi delle loro immagini, ponendosi alla base dell’Art nouveau. I cubisti infine, portano alle estreme conseguenze il processo di semplificazione della realtà riducendola a forme geometriche pure.
Pablo Picasso - Arlequin

La ribellione nei confronti delle accademie e del Salon ufficiale comporta soprattutto il rifiuto della tradizione pittorica occidentale. Gli artisti non guardano più al Rinascimento italiano, ma alle culture extraeuropee, dall’arte orientale, cinese e giapponese, alle culture primitive, africane, precolombiane e oceaniche.


Henri Matisse - La danza

Cambia anche il ruolo sociale del pittore: egli non è più, come in passato, un artigiano alle dipendenze dei nobili o della Chiesa, ma un libero professionista che offre i suoi quadri a una nuova clientela, composta in maggioranza dal ceto medio. Di conseguenza acquista sempre più importanza la figura del mercante d’arte, che allestisce le mostre, tiene i contatti con i critici, la stampa e i collezionisti.

Amedeo Modigliani - Albero e casa
E’ lui a determinare il successo o il fallimento di un artista, interferendo sempre più nell’evoluzione dei pittori. Un ultimo elemento di cui bisogna tenere conto è la nascita della fotografia, per secoli il pittore è chiamato a raccontare, a raffigurare la realtà, ora la concorrenza di uno strumento meccanico lo mette in crisi e lo spinge a cercare una nuova dimensione e un diverso significato alla sua attività.


L’avvento infausto della prima guerra mondiale mette fine ad un periodo artisticamente fantastico. Anche se non impedisce all’arte di prendere una strada definitivamente nuova.
Negli anni che seguono la fine del conflitto tuttavia, riprende l'evoluzione artistica parigina che completa il passaggio (anni 20-40 del novecento) e la trasformazione artistica che da alla pittura un nuovo e rivoluzionario modo di intendere l'arte.

In questi due, post ho voluto presentare a grandi linee i protagonisti di un periodo storico e culturale straordinario, nella città che ha fatto incontrare, lasciando ad ognuno la libertà di proseguire su una strada sempre diversa, i pionieri di un epocale cambiamento artistico.

Ecco perché possiamo definire Parigi, la culla dell’arte moderna.



Marc Chagall - Sulla città

sabato 4 ottobre 2014

Parigi, gli impressionisti e la nascita della pittura moderna . ( prima parte)


Cosa accomuna l’olandese Vincent vanGogh, l’italiano Amedeo Modigliani, l’americano James Whistler e lo spagnolo Pablo Picasso?
Vincent van Gogh, Albicocchi in fiore
Quali sono gli elementi che hanno riunito personaggi di diverse nazionalità ed estrazione sociale quali Manet, figlio di un magistrato, Degas, di un banchiere, Morisot, figlia di un prefetto, Pissarro, di un commerciante, e Cassatt di un agente di cambio? Tutti si sono dedicati alla pittura, ma non basta a creare un gruppo cosi omogeneo e straordinario. La vera risposta è Parigi, la loro città di nascita o di adozione, che li ha segnati profondamente e può essere considerata il cuore dell’arte mondiale tra il 1860 e il 1920, un’epoca che pone le basi dell’arte moderna.
Ogni epoca ha avuto la sua città simbolo, Atene con Pericle, Firenze con i Medici e quello che fu Venezia nel settecento o New York ai nostri giorni lo era Parigi nella seconda metà dell'ottocento.
Dopo il colpo di stato del 1851, Napoleone III promuove il piano urbanistico di Eugène Haussmann che cancella interi quartieri trasforma Parigi in una metropoli con ampi viali (i famosi Boulevard) su cui si affacciano lussuosi e raffinati locali notturni.

La guerra contro i Prussiani del 1870, la sconfitta militare, l’abdicazione 
Edouard Manet,  Il balcone
dell’imperatore, la Terza repubblica, l’insurrezione della comune e la durissima repressione, mettono in grande difficoltà l’intera nazione ma è solo una crisi passeggera: in poco tempo gli affari tornano a prosperare e la nascente borghesia si getta con entusiasmo nel lavoro, senza rinunciare per questo ai divertimenti.


Anche in campo artistico c’è bisogno di radicali cambiamenti: sino ad allora un pittore poteva avere successo solo se venivano accettati i suoi lavori al Salon, un istituzione nata nel XVI secolo come luogo d’esposizione prima dell’Accademia Reale Francese.
Contro questo sistema assolutamente conservatore si muovono alcuni giovani artisti desiderosi di dipingere all’aperto la vita moderna a diretto contatto con la natura.

I futuri impressionisti hanno alle spalle diverse esperienze scolastiche e famigliari e si incontrano negli atelier e nei caffè. Nel 1874, nei locali del fotografo Nadar, tengono la prima delle loro otto mostre: non si danno alcun nome e si riuniscono sotto il nome di “Société Anonymes des Artistes”, è il critico Louis Leroy che prendendo spunto dal titolo di un dipinto di Monet li battezza “impressionisti”, un appellativo usato in senso dispregiativo, sinonimo di superficialità, ma che è destinato ad entrare nella storia.

Mary Cassatt, The Boating Party

Il gruppo appare omogeneo solo in apparenza, ciascuno segue un’evoluzione autonoma specializzandosi nei ritratti o nei paesaggi, raccontando il mondo raffinato della borghesia o il duro lavoro dei contadini e degli operai.
Naturalmente le loro opere sono rifiutate, incomprese e derise: pochi mercanti d’arte, primo tra tutti Paul Durand-Ruel, e un numero limitato di collezionisti, credono nella qualità di questi dipinti.

Il tempo darà loro ragione: i critici rivedono i loro giudizi e in pochi decenni i quadri degli impressionisti diventano famosissimi, tanto che a distanza di un secolo sono stabilmente entrati nell’immaginario collettivo e vengono letteralmente pagati a peso d’oro: due quadri di Van Gogh, uno di Renoir e uno di Cézanne, hanno superato (ultimi anni del XX secolo) l’incredibile cifra di cento miliardi di Lire.  
Paul Cezanne - Il buffet
Prima dell’impressionismo la pittura era disciplinata dalle regole della prospettiva,che metteva in primo piano il disegno e la necessità di razionalizzare lo spazio. Questi principi, rispettati per secoli, sono messi in discussione dagli impressionisti ed è questa “insubordinazione” e non la presenza di nudi, a scatenare le ire dei giudici del Salon, le incomprensioni della critica e la derisione del pubblico.

Le pareti del Salon erano piene di tele dai soggetti mitologici, biblici o storici, ben più sensuali e provocanti dei loro. I fattori che determinano la carica eversiva di queste opere sono la nuova disposizione dello spazio e l’uso rivoluzionario dei colori, che più di qualsiasi altro aspetto tecnico concretizzano il netto distacco dalla tradizione accademica.


Federico Zandomeneghi, La place d'Anvers
Attraverso la pittura all’aperto, gli impressionisti concentrano il loro interesse sui mutevoli effetti della luce e dei colori in natura; i contemporanei studi di ottica confermano queste ipotesi e forniscono le basi teoriche per le loro ricerche.

All’armonia della composizione, creata attraverso il disegno, sostituiscono il senso del ritmo, dato dai contrasti o dagli accostamenti, sempre più liberi, dei colori.

(continua)