domenica 25 maggio 2014

Betty, Gerhard Richter


Betty

Autore: Gerhard Richter

Titolo dell’opera: Betty – 1998

Tecnica: olio su tela

Dimensioni: 102cm x 72 cm

Ubicazione attuale: Collezione privata dell’artista


Il ritratto della figlia Betty è stato eseguito con una precisione fotografica, il busto e le braccia sono tagliate dalla tela come in un primo piano fotografico.
Difficile definire il dipinto un vero e proprio ritratto visto che la figlia è ripresa di spalle.
La scelta è probabilmente voluta per concentrare l’attenzione sul disegno a fiori della giacca, sul vestito rosa e sui capelli morbidamente raccolti.

Richter ribalta così il concetto di pittura e rappresentazione, il dipinto sembra effettivamente una fotografia, un ritratto che volta letteralmente le spalle alle convenzioni della pittura.

Come in altre opere, l'artista lascia lo sfondo scuro quasi anonimo, anche se in questo caso il significato non evidenzia il senso di tristezza e disperazione che si nota soprattutto nelle opere dedicate alla guerra in Vietnam.

domenica 18 maggio 2014

Scrivimi, Nino Buonocore


Una canzone d’amore e allo stesso tempo un inno all’amicizia, il mettersi a disposizione di chi si ama indipendentemente dalla possibilità di essere ricambiati.


Nino Buonocore nel 1990 entra nella top ten degli album più venduti con il 33 giri “Sabato, domenica e lunedì” dallo stesso LP il singolo “Scrivimi” che oltre a restare per mesi nei primi posti della hit parade, a oggi ha venduto nel mondo più di 3 milioni di copie.

Nel 2006 Laura Pausini inserisce il brano nel fortunato album “Io Canto”.



Scrivimi (Testo)



Scrivimi
quando il vento avrà spogliato gli alberi
gli altri sono andati al cinema
ma tu vuoi restare sola
poca voglia di parlare allora

Scrivimi
servirà a sentirti meno fragile
quando nella gente troverai
solamente indifferenza
non ti dimenticare mai di me..

E se non avrai da dire niente di particolare
non ti devi preoccupare
io saprò capire
a me basta di sapere
che mi pensi anche un minuto..
perché io so accontentarmi anche di un semplice saluto
ci vuole poco..
per sentirsi più vicini

Scrivimi
quando il cielo sembrerà più limpido
le giornate ormai si allungano
ma tu non aspettar la sera
se hai voglia di cantare

Scrivimi
anche quando penserai che ti sei innamorata
Tu non ti dimenticare mai di me
e se non sai come dire
se non trovi le parole
non ti devi preoccupare
io saprò capire
a me basta di sapere
che mi pensi anche un minuto
perché io so accontentarmi anche di un semplice saluto
ci vuole poco
per sentirsi più vicini

Scrivimi
anche quando penserai ... che ti sei innamorata   
...Tu scrivimi
 
 

martedì 13 maggio 2014

Le Stagioni di Giacomo

 
«In questi ultimi decenni... le cose vissute e le storie si allontanano e svaniscono con una rapidità mai prima riscontrata».                                                       (Mario Rigoni Stern)


Dall’autore de “Il Sergente nella neve” un intimo e commovente romanzo per non dimenticare il passato. Rigoni Stern ci racconta il difficile periodo a cavallo fra le due guerre, lo fa con una visione “terza” ma è evidente che anche questa storia ha il sapore dell’autobiografia.



Il protagonista Giacomo, è appena un bambino nei difficili anni successivi alla prima guerra mondiale, nell’altopiano di Asiago la guerra ha praticamente distrutto tutto, i boschi, i campi da coltivare e i prati che consentivano il pascolo sono completamente inservibili. Le buche scavate per le trincee o i crateri lasciati dalle bombe hanno lasciato un paesaggio da apocalisse.

Agli abitanti del posto non resta che emigrare all’estero per trovare lavoro e mandare poi a casa il denaro per permettere alla famiglia di sopravvivere.

Per chi non riesce a trovare un lavoro nemmeno lontano da casa, non resta che fare l’unico lavoro possibile nell’altipiano il “recuperante”, scavare nei luoghi più vicini alle passate battaglie per recuperare ferro, rame, bossoli e pezzi di latta e tutto ciò che si può rivendere.



Anche Giacomo come i suoi amici dopo la scuola va per i monti per cercare di portare a casa qualche cosa da mangiare. Oltre al grande rischio che si correva nel cercare di smontare ordigni inesplosi, era frequente il ritrovamento di ossa e teschi appartenuti ai soldati caduti e abbandonati al fronte durante i combattimenti.



Arrivano gli anni trenta l’avvento del fascismo con la rivalutazione della lira non migliora la situazione economica anzi per chi non si iscrive al “Partito” diventa pressoché impossibile trovare un’occupazione, per i pochi fortunati come la sorella di Giacomo, la partenza per l’Australia dopo il matrimonio si rivela una fortuna, per chi resta la guerra di Spagna e l’imminente conflitto tra Francia e Germania impediscono la ricerca del lavoro negli altri paesi europei.

La propaganda fascista esalta la ricomposizione dell’Impero Italico fino alla dichiarazione dell’entrata in guerra al fianco della Germania nazista.

Mario Rigoni Stern ci accompagna in un periodo di grande difficoltà ma soprattutto di immensa dignità dove, pur con inevitabili discordie, si cercava di superare le insidie collaborando per mantenere un senso di umanità.

E’ l’amico di Giacomo, Mario (il personaggio autobiografico dell’autore) che ci racconta l’epilogo del romanzo che lascia al lettore (almeno nel mio caso) un senso di malinconia per un mondo che nelle grandi difficoltà, trovava nel rapporto con gli altri una ragione di vita.

giovedì 8 maggio 2014

Bambini, Paola Turci

Il brano che proietta Paola Turci nell’olimpo della musica italiana è un’appassionata denuncia al vergognoso destino di molti bambini nel mondo.

Un’accusa nemmeno troppo velata alla barbarie di chi trasforma i bambini in soldati, a chi li sfrutta nei lavori più pesanti e pericolosi, ma soprattutto all’occidente che chiude gli occhi davanti a questi drammi e che anzi approfitta della miseria di certi paesi per trarne anch’esso beneficio speculando sul lavoro a basso costo o peggio ancora con lo sfruttamento sessuale, vera vergogna per chi si definisce civile.


Bambini  (testo) 


Bambino
Armato e disarmato in una foto
Senza felicità
Sfogliato e impaginato in questa vita sola
Che non ti guarirà
Crescerò e sarò un po' più uomo ancora
Un'altra guerra mi cullerà
Crescerò combatterò questa paura
Che ora mi libera
Ragazzini corrono sui muri neri di città
Sanno tutto dell'amore che si prende
e non si dà
Sanno vendere il silenzio e il male
La loro poca libertà
Vendono polvere bianca ai nostri anni
E alla pietà
Bambini, bambini
Bambino
In un barattolo è rinchiuso un seme
Come una bibita
Lo sai che ogni tua lacrima futura ha un prezzo
Come la musica
Io non so quale bambino questa sera
Aprirà ferite e immagini
Aprirà
Le porte chiuse e una frontiera
In questa terra di uomini
Terra di uomini.. oh bambino
Qual è la piazza in Buenos Aires dove
tradirono
Tuo padre il suo passato assassinato
Desaparecidos
Ragazzini corrono sui muri neri di città
Sanno tutto dell'amore che si prende
e non si dà
Sanno vendere il silenzio e il male
La loro poca libertà
Vendono polvere bianca ai nostri anni
E alla pietà
Bambini, bambini
Bambino
Armato e disarmato in una foto senza
felicità
Sfogliato e impaginato in questa vita
sola
Che ti sorriderà





lunedì 5 maggio 2014

I drammatici paesaggi di John Martin


John Martin ritratto da Henry Warren
John Martin  nasce a Haydon Bridge il 19 luglio del 1789.

Inizia il suo apprendistato a Newcastle, studia copiando le incisioni di artisti come Claude Lorraine e Salvator Rosa.


Nel 1806 si trasferisce a Londra, dove si sposa e si mantiene dando lezioni di disegno.

Sono gli anni dell’approfondimento dei suoi studi di prospettiva e architettura, si dedica anche alla pittura su porcellana e su vetro, dipinge anche diversi acquarelli.

Nel 1823 gli viene commissionata l’illustrazione del Paradiso perduto di John Milton, questo lavoro lo ispira particolarmente e fra il 1831 e il 1835 pubblica diverse illustrazioni dell’Antico Testamento.


Grazie a queste incisioni la sua fama superò i confini nazionali, in particolare ottiene grande ammirazione nell’ambiente dei “Romantici” francesi.

Negli anni successivi si fa conoscere ed apprezzare dal grande pubblico con grandi tele raffiguranti episodi biblici o mitici e grandi e drammatici paesaggi immaginari con impetuosi fenomeni naturali, in cui si nota la decisiva ispirazione alle opere di William Turner.

Grazie alla vendita di queste opere Marti riesce ad ottenere un certa tranquillità economica.

L'ultimo uomo
Soprannominato “Mad Martin” (Martin il matto), riesce con la sua pittura a descrivere l’intensità e l’angoscia delle scene descritte, dando risalto ai fenomeni più o meno naturali relegando l’uomo a piccola e quasi insignificante comparsa.

Negli anni seguenti si occupò di progetti per il miglioramento urbanistico di Londra con particolare attenzione ai sistemi portuali, idrici e fognari, che in buona parte anticiparono i progetti di Joseph Bazalgette.

Fu colpito da una paralisi che ne limitò parecchio il lavoro, pur con evidenti difficoltà continuò a dipingere fino alla sua morte avvenuta il 17 febbraio del 1854 a Douglas sull’isola di Man.
A seguire alcune opere di "Mad Martin"


Apocalisse


Distruzione dell'Host del faraone


Distruzione di Sodoma e Gomorra


Il diluvio


Il grande giorno della sua ira


Il placare delle acque


Il ponte sul caos


La creazione della luce


La distruzione di Pompei e di Ercolano


Manfred e la Strega delle Alpi


Pandemonium




giovedì 1 maggio 2014

La sedia di lillà

Per me la più bella e drammatica canzone di Alberto Fortis, descrive la sofferenza fisica ma soprattutto l’abbandono da parte di chi crediamo amico.
Il protagonista sceglie di abbandonare la “sedia di lillà” ricorrendo al suicidio non tanto per liberarsi del giogo della sedia a rotelle ( si pensa che Fortis parli di un amico rimasto paralizzato forse da un incidente), quanto al fatto di essere rimasto solo con il proprio dramma.



Un brano dove il testo è accompagnato da una melodia che oltre a rendere evidente la sofferenza accompagna il protagonista stesso in una dimensione che si crede o si spera migliore.




La sedia di lillà  (testo)

Stava immobile nel letto 
con le gambe inesistenti 
e una piaga sulla bocca 
che seccava il suo sorriso
mi parlava rassegnato 

con la lingua di chi spera
di chi sa che e' prenotato 

sulla Sedia di lillà
Ogni volta che rideva 

si stracciavano le labbra
e il sapore che ne usciva 

era di stagione amara
le sue rughe di cemento 

lo solcavano di rosso
prontamente diluito 

da una goccia molto chiara
"penso troppo al mio futuro" 

mi diceva delirando
"penso troppo al mio futuro, 

penso troppo e vivo male
penso che fra più

di un anno 
cambieranno i miei progetti
penso che fra pii di un anno 

avrò nuove verità
tu non farmi questo errore 

vivi sempre nel momento
cogli il giorno e tanto amore 

cogli i fiori di lillà"
"Quanti amici hanno tradito" 

continuava innervosito
"quanti amici hanno tradito 

per la causa dell'Amore"
sono andato a casa sua 

sono andato con i fiori
mi hanno detto che era uscito 

che era andato a passeggiare
ma vedevo un'ombra appesa 

la vedevo dondolare
l'ombra non voleva stare 

sulla sedia di lillà.