lunedì 28 aprile 2014

Canzoni contro la guerra. Gambadilegno a Parigi


"Oggi, l'informazione falsata, ci parla tanto dei morti (quasi sempre soldati e non civili) ma molto poco dei feriti. Gambadilegno è un ferito reduce da una guerra - probabilmente dal Vietnam, ma non lo sa nemmeno lui - che va a Parigi per farsi mettere una protesi. E sogna però di stare ad Atene, quella che immagina come culla della civiltà."   
Francesco de Gregori


Gambadilegno a Parigi  (Testo)

E allora sognò Atene
e la sua bocca spalancata                               
E la sua mano da riscaldare
e la sua vita stonata
E quel suo mare senza onde
e la sua vita gelata
E allora sognò Atene
sotto una nevicata

Guardalo come cammina
ballerino di samba
E come inciampa in ogni spigolo
innamorato e ridicolo
Come guida la banda
come attraversa la strada
senza una gamba

Portami via da questa terra                       
da questa pubblica città
Da questo albergo tutto fatto a scale                                 
da questa umidità
Dottoressa chiamata Aprile
che conosci l'inferno
Portami via da questo inverno
portami via da qua


E allora sognò Atene                                                  
e l'ospedale militare
Ed i soldati carichi di pioggia
e un compleanno da ricordare
Ed un ombrello sulla spiaggia
e un dopoguerra sul lungomare
E allora sognò il tempo
che lo voleva fermare


Guardalo come cammina
Lazzaro di Notre Dame
Come sta dritto nella tempesta
alla fermata del tram
Chiama un tassì si mette avanti
dai Campi Elisi alla Grande Arche
Gambadilegno avanti avanti
avanti marsch!







lunedì 21 aprile 2014

Rosai a Wargemont ( Renoir )


Autore:   Pierre Auguste Renoir
(Limoges25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 1919) 

Titolo dell’opera: Rosai a Wargemont - 1879


Tecnica: Olio su tela 


Ubicazione attuale:  Collezione privata.




Nel 1879 Renoir viene invitato dal diplomatico Paul Berard a trascorrere l’estate nella sua residenza a Wargemont, in Normandia.

Qui il pittore si interessa al paesaggio e dipinge donne e bambini sulla spiaggia, ritrae i vari membri della famiglia Berard e decora la grande sala da pranzo della villa.

E’ un periodo di grande creatività per Renoir che si allontana dall’impressionismo e si spinge a sperimentare nuove tecniche.

Poco prima di lasciare la residenza di Wargemont l’artista di Limoges si cimenta nella descrizione del rosaio nel giardino dei Berard, in questo dipinto prevale una più intensa e calda luminosità, dai toni lievi e sfumati che da quel momento userà regolarmente nelle opere successive.

venerdì 18 aprile 2014

Amore diverso

"C'è una canzone che amo in maniera particolare ed è “Amore Diverso” perché l’ho scritta nella culla di Elettra, la mia prima figlia, e quindi ha un valore particolare. Questa è una canzone che anche fisiologicamente nel concetto non mi affatica cantarla anzi mi riposa la voce, è molto ZEN, mi mette a fuoco".

(Eugenio Finardi)


Eugenio Finardi pubblica l'album "Dal blu" nel 1983, frale altre canzoni spicca la meravigliosa "Amore diverso" un brano che Eugenio ha dedicato alla figlia Elettra affetta dalla "Sindrome di Down".

Una piccola perla nell'immenso mondo della musica, un testo emozionante cullato da una dolcissima melodia.

Vi propongo il testo e a seguire un video della canzone.




Amore diverso (testo)

Io ti proteggerò
oh sì ti stringerò
e mai niente ti farà del male.
Io ti accarezzerò
e poi ti cullerò
per farti addormentare.
E ti canterò canzoni
di forti emozioni
quando fuori tuona il temporale.
E sempre ti sussurrerò
quelle dolci parole
che so ti fanno stare bene.
Sarà un amore diverso
grande come l'universo
che il tempo non potrà toccare
farò una casa di carta
su un'isola deserta
dove il vento verrà a giocare
e una finestra sempre aperta
per chi sa volare
che da noi possa arrivare
a riposare.
E ho braccia forti
e larghe spalle
per poterti meglio abbracciare.
E se fa freddo
la notte col mio corpo ti potrai scaldare.
E dopo ore e ore e ore d'amore
sul mio petto ti farò dormire
e sognerai di ballare
a tempo col mio cuore
e il sole ti verrà a svegliare.
Sarà un amore diverso
grande come l'universo
che il tempo non potrà toccare,
piccole cose da riscaldare
grandi aquiloni da far volare.
E sarà sempre un nuovo gioco
per tenere acceso il fuoco
nel lungo tempo da venire,
piccole pietre da trasportare
e da seguire per ritornare.
Io ti proteggerò
oh sì ti stringerò
e mai niente ti farà del male.
Io ti accarezzerò
e poi ti cullerò
per farti addormentare.
E dopo ore e ore e ore d'amore,
sul mio petto ti farò dormire
e sognerai di ballare
a tempo col mio cuore
e il sole ti verrà a svegliare.
Sarà un amore diverso
grande come l'universo
che il tempo non potrà toccare,
piccole cose da riscaldare,
grandi aquiloni da far volare.           
E sarà sempre un nuovo gioco
per tenere acceso il fuoco
nel lungo tempo da venire,
piccole pietre da trasportare
                           e da seguire per ritornare.                           
 
 
 

martedì 15 aprile 2014

Morte della Vergine (Caravaggio)

Autore:                    Caravaggio (Michelangelo Merisi)

Titolo dell’opera:    Morte della Vergine – 1604

Tecnica:                   Olio su tela

Dimensioni:             369 cm x 245 cm

Ubicazione attuale: Musèe du Louvre, Parigi

 
 

Volevo scrivere un post su Caravaggio, ma le cose da dire sono molte, e correvo il rischio di annoiare, ho deciso invece di concentrarmi su un’opera alla volta iniziando con il dipinto che mi ha colpito per l’originalità della descrizione della morte della Vergine Maria.

Il dipinto viene commissionato dalle suore Carmelitane per decorare una cappella privata all’interno della chiesa di Santa Maria della Scala a Roma. Non ci sono documenti sul momento della consegna dell’opera ma Caravaggio ci lavora intorno al 1604, il che fa pensare che l’ultimazione del dipinto avviene oltre la scadenza del contratto.

Il quadro però non rispetta i canoni classici del tempo, la Vergine appare senza il minimo tributo mistico, anzi viene raffigurata con la faccia giallognola, le labbra grigie ed il ventre gonfio con un braccio abbandonato su un fianco. Voci tutt’altro che infondate raccontano che a fare da modella il Merisi  abbia utilizzato il cadavere di una prostituta annegata nel Tevere.

Molto scandalo, in particolare fanno i piedi ritratti nudi fino alla caviglia. Per questi e altri motivi il dipinto venne immediatamente rimandato all’autore.

Invece di ambientare la scena in un luogo di grande misticismo, Caravaggio descrive una scena di vera sofferenza con la Maddalena  che piange seduta su una misera sedia e intorno al corpo di Maria gli Apostoli raffigurati senza segni di santità, come è d’uso al tempo quando si descrive una scena religiosa. 

L’intonazione cromatica molto scura è illuminata dal rosso della veste della morta e della tenda, elemento di una scenografia povera. Stupenda inoltre, oltre all'illuminazione, è la composizione: gli apostoli, allineati davanti al feretro, formano, in linea col corpo e col braccio di Maria, una croce perfetta.

Il dipinto del Caravaggio nella chiesa trasteverina fu sostituito della ben più canonica tela di analogo tema di Carlo Saraceni tuttora in loco.

Particolare della Vergine

domenica 13 aprile 2014

"El Pintior de el Avila". Manuel Cabré

Nasce a Barcellona 25 gennaio 1890 figlio dello scultore Ángel Cabré i Magrigña e di Concepcion A. de Cabrè.

L'infanzia vissuta in Venezuela lo porta a 14 anni all'accademia delle belle arti di Caracas. Nel 1912 fonda con Leoncio Martinez, Antonio Monsanto, Rafael Aguin e altri artisti il Circulo de Belas Artes gruppo che si ribella agli insegnamenti dell'accademia.

L'amore per il paesaggio venezuelano in particolare il Cerro el Avila, una montagna a nord di Caracas gli vale il soprannome de “Il pittore di Avila”.Dopo alcune mostre di successo si trasferisce a Parigi dove si interessò al cubismo e all'impressionismo. Nel 1931 torna in Venezuela dove si dedica con passione alla natura del proprio paese, dove dopo aver vinto diversi premi diviene il direttore del Museo delle Belle Arti di Caracas.

Cabré è stato soprattutto un paesaggista di estremo talento, assoluto “padrone” della tecnica legata alla forma e al colore.

Il 26 febbraio del 1984, all’età di 94 anni, muore a Caracas  lasciando molte opere che mostrano l’eccezionale talento ed il gusto poetico nella rappresentazione del proprio paese adottivo.

Di seguito alcune opere dell'artista catalano:
 
 

L'eterno paesaggio della vallata di Caracas
Paesaggio dell'Avila
Paesaggio dell'Urbinia


Vista dalla laguna di boleita

Autoritratto


 
Il country club  di Caracas
Vista della vallata di Caracas dal Calvario




lunedì 7 aprile 2014

Federico Zandomeneghi. L'impressionista d'Italia

Federico Zandomeneghi nasce a Venezia il 2 giugno del 1841. Il padre Pietro ed il nonno Luigi sono entrambi scultori di una certa fama. Federico manifesta però una precoce predilezione per la pittura, e studia prima presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e poi a quella di Milano.
Nel 1860 scrive ai genitori l’intenzione di unirsi alla causa rinascimentale e parte per raggiungere Garibaldi nella famosa spedizione dei Mille.
Parc Monceau

Nel 1862 si trasferisce a Firenze dove rimane quasi cinque anni, entrando in contatto con i
Macchiaioli, con i più famosi Signorini, Fattori e Lega come con i meno noti Banti, Borrani e Cabianca. Il gruppo di artisti che si riunisce presso il Caffe Michelangiolo influenza profondamente il giovane veneziano, che dimostra tuttavia una forte personalità e uno stile individuale.
Nel 1866 combatté di nuovo con Garibaldi per la terza guerra d'indipendenza.
Tra il 1866 e il 1874 viaggiò tra Firenze, Venezia e Roma. Le opere di questo periodo risentono dell'intonazione realistica toscana, fondendo la tecnica della macchia con il senso cromatico veneto.
Sono gli anni in cui la critica comincia ad accorgersi di Zandomeneghi anche se gli si rimprovera un eccesivo gusto per le novità viene apprezzata una concreta aderenza alla pittura realistica che riproduce fedelmente la vita quotidiana.
Nel 1874 parte improvvisamente per Parigi, è l’anno della nascita dell’impressionismo dove gli “indipendenti” , rifiutati al Salon espongono nello studio di Nadar noto fotografo.
Doveva essere un soggiorno di poche settimane: in realtà Federico rimane nella capitale francese per il resto dei suoi giorni. Si unisce presto al gruppo impressionista e stringe una forte amicizia con Renoir e Degas. 
Nel 1878 iniziò l'attività di disegnatore di moda, dopo i primi tentativi, infruttuosi, di entrare in contatto con i mercanti parigini.
L'anno successivo espose per la prima volta assieme agli Impressionisti, e da quel momento le sue opere furono sempre presenti nelle esposizioni del movimento che, dopo un avvio turbolento e soggetto ad aspre critiche da parte dei fautori dell'arte accademica e tradizionale, cominciava a dominare la scena parigina. Zandomeneghi è l’unico italiano nominato fra i grandi dell’impressionismo citato tra gli altri con Monet e Pissarro.
Due anni più tardi, nel 1888, le sue opere entrarono a far parte della sezione italiana dell'Esposizione Universale di Parigi.
Il Palazzo Pretorio
La Biennale di Venezia nel1914 gli allestisce un’esposizione che tuttavia non riscuote successo presso la critica dell'epoca.
La figura femminile è il suo soggetto preferito e le sue immagini di donne, sia in interni sia in esterni, risentono notevolmente dell’influsso della moderna raffigurazione dell’eleganza diffusa attraverso le riviste di moda.
La Parigi di Zandomeneghi non è la citta mondana ed elegante descritta da De Nittis o Boldini ma è la Parigi bohémien di Montmatre dove vive con Toulose-Lautrec e la sua modella.
L’amicizia con Pissarro e Guillaumin influisce molto sulla pittura dell’artista veneziano che alle vedute parigine aggiunge i paesaggi della campagna francese.
La descrizione delle toilettes, degli elaborati cappelli, dei gesti tipici della moda, come l’indossare i guanti, o muovere il ventaglio, occupa un posto di rilievo nella sua produzione, e a questo filone appartengono molte delle opere più celebri, come Nel palco o Il tè.
La vicinanza a Degas, con il quale Zandomeneghi condivide l'amore per il disegno, per i valori lineari e per il pastello, si esprime nelle scene di nudo che colgono giovani donne nei gesti quotidiani del risveglio e della toilette.  

Il corpo senza vita del pittore veneziano venne trovato ai piedi del suo letto il 31 dicembre del 1917, anno di morte anche dell'amico Edgar Degas.
Lo studio venne smantellato, le sue opere mandate all'asta per pochi soldi.

A seguire alcune opere di Zandomeneghi.
A letto

 
Al caffè

Il risveglio

L'amico fedele

Le coiffure

Nude esterna (conosciuto anche come Donna nuda sul prato),

Ragazza con i fiori

Riflessione

Un buon libro

Lettura interrotta

Il giornale di moda
 
Busto di donna in camicia




 

giovedì 3 aprile 2014

Una tomba per le lucciole

Questa volta voglio parlarvi di un film, una pellicola d’animazione giapponese “Una tomba per le lucciole” trae spunto dall’omonimo racconto semiautobiografico di Akiyuki Nosaka.  


Hayao Miyazaki  e Isao Takahata

Il regista Isao Takahata, che ne ha curato anche la sceneggiatura, co-fondatore con il più noto Hayao Miyazaki del famoso Studio Ghibli, (Da cui sono usciti grandi film come Arrietty, La città incantata, Il castello errante di Howl e tanti altri),  racconta in modo intenso e straziante le vicende di un ragazzo e di una bambina indifesi nei confronti dell’orrore della guerra.

Per la crudezza delle immagini il film suscita parecchie polemiche e la poca pubblicità ne limita il grande successo al Giappone, in Italia viene distribuito da un circuito secondario.

E’ la sera del 21 settembre del1945 nell’atrio della stazione ferroviaria di Kobe, un ragazzo muore di stenti fra l’indifferenza dei passanti. Un addetto alle pulizie scorge il cadavere e frugando il povero ragazzo trova una scatola di latta che contiene piccoli frammenti di ossa, non trovandola utile la getta.

Come la scatola tocca l’erba appare il fantasma di una bambina presto raggiunto da quello di un ragazzo. Inizia così il flashback che racconta la loro storia.

 

Nel giugno del 1945 il giovane Seita si vede costretto a scappare al rifugio antiaereo come tutta la popolazione di Kobe durante un bombardamento, prendendosi cura della sorellina Setsuko. Durante il trambusto si separa dalla madre, fugge senza meta quasi senza rendersi conto di ciò che accade, all’inizio è meravigliato nel vedere gli aerei che sganciano bombe non esplosive ma incendiarie. Quando le case intorno cominciano a bruciare comprende la gravità della situazione. 

Dopo il bombardamento si reca alla scuola alla ricerca della madre. Mentre la sorella viene presa in cura da una conoscente, Seita trova la madre gravemente ustionata, completamente coperta di bende. Il ragazzo vede quindi morire la madre e quando torna dalla sorella si vede costretto a raccontarle una bugia. Da quel momento la piccola Setsuko non fa altro che chiedere della mamma e il fratello ogni volta inventa una scusa per rassicurarla.  

I due si recano in un villaggio vicino e chiedono ospitalità ad una zia, all’inizio l’accoglienza è ottima la zia sembra felice di ospitare i due orfani ma col passare del tempo e la diminuzione del cibo la zia diventa sempre più dura i i fratelli si sentono obbligati a lasciare la casa.

La madre in fin di vita


Seita e Setsuko si trasferiscono in un rifugio abbandonato sulla riva di un lago e per qualche tempo riescono a vivere grazie al riso che comprano con i pochi risparmi rimasti e con le cose recuperate nella vecchia casa ormai distrutta. Il cibo però finisce presto e il giovane non è più in grado di acquistarne altro: i viveri sono razionati e nessuno può più aiutarlo. 

Iniziano così i tempi difficili e Seita è costretto ad allontanarsi dal rifugio per cercare il cibo arrivando a rubarlo ai contadini, che lo malmenano duramente, e a saccheggiare le case degli sfollati durante gli attacchi nemici. In questo tempo Seita assiste al veloce deperire della piccola Setsuko che ormai non ride e non gioca più come una volta, ma passa le giornate a dormire e lamentarsi. Quando Seita la porta dal dottore, questo gli confida che la bambina è denutrita  e l'unica cosa di cui ha bisogno è il cibo, e non medicine.


Seita con la foto del padre

Infine, un giorno, di ritorno dal solito pellegrinaggio in città, Seita scopre mentre va in banca dai cittadini, che l'Impero giapponese si è arreso incondizionatamente e che la flotta è stata affondata, compreso l'incrociatore dove stava il padre. Morto così anche il padre, il ragazzo scappa sofferente comprendendo che lui e sua sorella erano gli unici rimasti della famiglia, senza più una casa dove andare.

Tornando al rifugio, Seita trova la sorella agonizzante nel proprio letto. La piccola è intenta a succhiare delle biglie scambiandole per delle caramelle e chiede al fratello se vuole anche lui delle polpette di riso che sono in realtà fatte di fango. Il ragazzo non può far altro che tentare di nutrirla con dell'anguria, ma ormai è troppo tardi.



Così, quando la guerra termina e la vita lentamente ricomincia, Seita è costretto a cremare la sorella da solo e a dirle addio, circondato da centinaia di lucciole danzanti nell'aria. Infine dopo qualche giorno anche Seita, ormai prostrato, nello squallore della stazione  muore.

Da allora sono passati molti anni e Kōbe è ora formata da moderni grattacieli, ma la sera sulla collina che sovrasta la città si possono ancora vedere Seita e Setsuko di nuovo insieme, seduti su una panchina circondati dalle lucciole.

Un film intenso e struggente che con maestria mette in scena l'assurdità e l'orrore della guerra, evidenziando come è sempre il più debole e innocente a subire la sorte peggiore, un piccolo capolavoro.  

 
 

 " La sera de 21 settembre 1945 io morii ... ( la frase iniziale del film )

  

Alcune emozionanti scene del film.